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Gaza: Biden ai ferri corti con Netanyahu

Il presidente USA preme sul governo di Israele: “Attaccare Rafah non sconfiggerà Hamas”, la risposta del premier israeliano è: “Avanti anche da soli”

  • 9 maggio, 23:36
  • 9 maggio, 23:37
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Joe Biden ha ormai lanciato precisi segnali all'attenzione di Netanyahu

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Di: AFP/ATS/RSI Info

È ormai scontro aperto tra il presidente statunitense Joe Biden e il premier israeliano Benyamin Netanyahu. Le relazioni tra i due, già messe a dura prova dall’inizio della guerra a Gaza, hanno raggiunto un nuovo livello di tensione, con il primo che ha minacciato questa settimana di interrompere le forniture di armi se il secondo avesse intrapreso una grande offensiva nella città sovrappopolata di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Inoltre è convinzione di Washington che un ingresso nella città più a sud della Striscia, dove sono stipati un milione e mezzo di sfollati, “non garantisce la sconfitta di Hamas”.

Fissando una linea rossa con Israele per la prima volta in sette mesi di guerra, il presidente americano, sotto pressione nel mezzo dell’anno elettorale negli Stati Uniti, sta puntando i piedi dopo mesi di tergiversazione di fronte all’offensiva di Israele a Gaza (che ha causato già decine di migliaia di vittime civili palestinesi, comprese donne e bambini), lanciata come rappresaglia al sanguinoso attacco di Hamas del 7 ottobre.

Così facendo, il presidente Dem sta facendo pressione sul governo di Tel Aviv, che aveva già descritto come il più a destra nella storia di Israele.

I due leader si trovano fondamentalmente su due posizioni opposte sia sulla situazione post-bellica a Gaza sia sulla creazione di uno Stato palestinese.

“Se dobbiamo restare da soli, resteremo da soli”, ha dichiarato Netanyahu giovedì, il giorno dopo le pressioni americane, mentre un portavoce dell’esercito israeliano ha affermato di avere “armi sufficienti per portare a termine la (loro) missione a Rafah”.

Da parte sua, la Casa Bianca ha cercato di smorzare i toni, sottolineando che “il governo israeliano ha capito da tempo” quale fosse la linea rossa di Washington.

Per il presidente Biden, “è abbastanza semplice. Continuerà a fornire a Israele le capacità di cui ha bisogno (...) ma non vuole che alcune categorie di armi americane vengano utilizzate” in determinati tipi di situazioni, ha dichiarato il portavoce, John Kirby. Ha ribadito che, per quanto riguarda Washington, Israele non ha ancora lanciato questa operazione su larga scala nei “centri abitati” di Rafah, che, secondo Kirby, “rafforzerebbe Hamas al tavolo dei negoziati”.

In privato, i funzionari americani temono che, nonostante i ripetuti avvertimenti, Israele procederà a Rafah, dove l’esercito israeliano ha schierato carri armati e preso il controllo del valico di frontiera, cruciale per la consegna di aiuti umanitari a una popolazione palestinese sull’orlo della fame. E ammettono che, usando la carta delle armi, se Israele decidesse comunque di lanciare questa grande operazione a Rafah, rischierebbe di perdere un importante mezzo di pressione. Ma il fatto è che, come ha riconosciuto Joe Biden, “i civili sono stati uccisi a Gaza a causa di queste bombe” degli Stati Uniti.

La sospensione delle forniture di armi “è chiaramente un segno di tensione nelle relazioni e della crescente pressione su Biden da parte della sinistra del Partito Democratico per limitare il numero delle vittime palestinesi”, afferma Raphael Cohen del gruppo di ricerca RAND Corporation. “Detto questo, da un punto di vista puramente politico, Biden e Netanyahu hanno bisogno l’uno dell’altro”, ha aggiunto. Secondo l’esperto, Biden potrebbe temere di alienarsi gli elettori centristi se si spingesse troppo oltre, mentre Netanyahu sa di aver bisogno del sostegno degli Stati Uniti in un momento in cui il mondo intero è in collera con Israele. Con 3 miliardi di dollari all’anno, gli Stati Uniti sono il principale donatore di fondi e armi per Israele.

Sebbene non ci sia alcuna possibilità che Washington metta in discussione gli aiuti alla sicurezza a lungo termine, soprattutto dopo l’attacco senza precedenti dell’Iran contro Israele del 14 aprile, si moltiplicano le richieste di condizionare gli aiuti militari statunitensi.

L’opposizione repubblicana è in rivolta contro il Presidente democratico, che si trova tra due fuochi: non apparire complice dei bombardamenti israeliani che hanno già fatto decine di migliaia di vittime palestinesi, e allo stesso tempo non dare l’impressione di abbandonare il suo alleato di lunga data.

Il suo avversario alle elezioni presidenziali di novembre, Donald Trump, ha accusato Joe Biden di “prendere le parti” di Hamas. “Quello che Biden sta facendo nei confronti di Israele è una vergogna”, ha detto il candidato repubblicano. “Ha abbandonato completamente Israele”. Anche lo speaker repubblicano della Camera dei Rappresentanti, Mike Johnson, ha denunciato una decisione che “rischia di rafforzare i nemici di Israele”.

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