Cultura

La crisi dell’attenzione

Gli effetti sul nostro cervello dell’utilizzo prolungato e compulsivo di Internet e dei social media

  • 11 gennaio, 08:11
  • 11 gennaio, 14:20
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Un fotogramma dalla terza stagione della serie TV "Black Mirror"

Di: Anna Brunati 

Utilizziamo sempre più la tecnologia per relazionarci, informarci e passare il tempo libero. Ma l’uso crescente di internet e dei social media non ha solo vantaggi. Mentre il nostro tempo prezioso si riduce, poche grandi compagnie si impegnano per dirigere l’attenzione degli utenti sulle loro piattaforme e spingerli a rimanervi il più possibile. I contenuti tendono ad assecondare un livello di concentrazione che si è gradualmente ridotto e la modalità di fruizione è sempre più frenetica. Una tendenza alla dipendenza che è ormai un’abitudine diffusa, e per questo banalizzata. Ma l’utilizzo crescente di internet, dei social e degli smartphone ha effetti comprovati sulle nostre abilità cognitive, oltre che sul benessere mentale e la qualità delle relazioni.

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Dipendenze da internet e dei disturbi correlati

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  • TiPress

Oggi, circa il 65% della popolazione mondiale (oltre 5 miliardi) ha accesso a internet. Secondo la piattaforma di ricerca Datareportal, l’utente medio, tra i 16 e i 64 anni, vi trascorre in media 6 ore e 30 minuti al giorno, di cui 2 ore e 20 sui social media. In Svizzera, i dati sono lievemente inferiori e il tempo trascorso sui social è di circa un’ora e mezza al giorno. Tra gli scopi principali vi sono la ricerca di informazioni, tenersi in contatto con gli amici e la famiglia, guardare video, restare aggiornati sulle notizie, cercare tutorial, ascoltare musica, cercare prodotti e brand, studiare. Su una piattaforma social si possono compiere contemporaneamente molte di queste azioni e in generale, la tendenza è al multitasking. Non solo si fa scrolling in più direzioni, ingurgitando immagini e video di pochi secondi uno dopo l’altro, spesso senza arrivare alla fine, ma anche “digital switching”, qualcosa di paragonabile allo zapping sul televisore, passando ripetutamente da una finestra o applicazione all’altra. Una modalità di fruizione frenetica, connessa a un più basso livello di attenzione e soddisfazione.

Spingendoci al multitasking, siti e app mettono a dura prova le risorse limitate del cervello: continuare a spostare l’attenzione da un elemento all’altro riduce la qualità e la quantità di concentrazione che siamo in grado di dedicare a ogni singolo compito. Numerosi studi indicano come il tempo dedicato ai social network sia correlato a prestazioni scolastiche negative e intervalli di attenzione più brevi. Uno studio condotto dalla National Academy of Sciences ha rilevato come la pratica prolungata del multitasking nell’utilizzo dei media tra i giovani sia associato a ridotte capacità mnemoniche e a sintomi riconducibili all’ADHD - deficit di attenzione, impulsività e iperattività. In generale, le ricerche svolte da un decennio a questa parte puntano tutte nella stessa direzione: l’utilizzo degli smartphone può minare le abilità cognitive, la capacità di apprendimento e di pensiero logico, la capacità di risoluzione dei problemi e la creatività.

Il potere degli algoritmi cattura le nostre menti, proponendo una varietà infinita di contenuti modellati sui nostri interessi; ma è altrettanto vero che molte professioni, parte della vita sociale e dello svago sono oggi sempre più connessi all’utilizzo di internet, mentre le tecnologie vengono integrate come strumenti di formazione nelle scuole. E vi sono dei comportamenti tipicamente umani che le compagnie hanno imparato a sfruttare: spesso si tende a sottostimare il tempo che può prendere un semplice click su una notifica. Grazie a una proposta mirata di correlati, l’interfaccia dei social è pensata per invogliare a passare da un elemento all’altro. Il gesto di trascinare verso il basso la pagina per aggiornarla in attesa di nuove notifiche o e-mail è del tutto assimilabile alla leva delle slot machine, il gioco più gettonato dei casinò che elargisce ricompense intermittenti, in questo caso notifiche e like, generando forte dipendenza. Un gesto compulsivo che spesso non fa che ricambiarci con un senso di insoddisfazione e stress. Si è ad esempio osservata la cosiddetta “apnea da e-mail”: l’impulso a trattenere il respiro ogni volta che si controlla una nuova e-mail, mentre nel corpo si attivano le stesse risposte neurofisiologiche della reazione di “attacco o fuga”, proprio come di fronte a un pericolo per la propria incolumità. Un’azione che l’utente medio compie almeno 15 volte al giorno. A muoverci, spesso, è anche il timore più o meno inconscio di perderci qualcosa di importante. Automaticamente, ogni notifica suscita lo stesso senso di allerta, anche quando si tratta di informazioni banali o trascurabili. Spesso si tratta di un falso allarme, che contribuisce a distrarre in continuazione il cervello, riducendo la sua capacità di distinguere cosa davvero merita la sua attenzione.

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Benessere digitale: come stai… sui social?

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Sotto questa luce è significativa la posizione presa da coloro che rivendicano il diritto di vivere “disconnessi”, senza dover utilizzare uno smartphone per svolgere attività come operazioni bancarie, pagamenti alla cassa, o acquistare un biglietto per i mezzi pubblici. Un tema di attualità in Svizzera, dove il Partito pirata nell’estate 2024 ha promosso un’iniziativa in questo senso, a tutela dell’integrità digitale.

A livello individuale, per instaurare nuove abitudini e ripristinare la concentrazione perduta, iniziare a stabilire dei confini è il primo passo: spegnere alcune notifiche, eliminarle o silenziarle, ad esempio con la modalità “non disturbare” del cellulare; ridurre la quantità di applicazioni utilizzate tra quelle che prendono più tempo; disincentivare l’utilizzo di alcune app, ad esempio evitando di salvare le password, eliminandole dalla schermata home o effettuando l’eccesso solo dal computer. Pianificare anticipatamente delle pause dagli schermi, in alcuni momenti della giornata, a tavola e scegliendo attività che non ne includano l’utilizzo. Ma anche riprendere il contatto con la natura e praticare la meditazione: due importanti risorse per il recupero del benessere mentale e della concentrazione.

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