Arte e Spettacoli

Come rubare la Gioconda e vivere felici 

Nel 1911, la Gioconda sparì dal Louvre per mano di Vincenzo Peruggia, un imbianchino originario di Dumenza - Un colpo tanto ingenuo quanto efficace, capace di accendere il mito del capolavoro di Leonardo

  • 17 febbraio, 09:03
  • 17 febbraio, 10:05
La posizione occupata dalla Gioconda nel Salon Carre del Museo del Louvre prima di essere rubata il 21 agosto 1911 da Vincenzo Peruggia. (Keystone) .png

La posizione occupata dalla Gioconda nel Salon Carre del Museo del Louvre prima di essere rubata il 21 agosto 1911 da Vincenzo Peruggia

  • Keystone
Di: Giorgia Fasola 

La Gioconda non è il dipinto più famoso del mondo per via del suo misterioso sorriso e nemmeno perché è stata dipinta da Leonardo da Vinci, ma perché è stata “assente” per un bel po’. È il 22 agosto 1911 e La Gioconda scompare nel nulla dal Museo del Louvre. Fiumi di persone arrivano per osservare il muro vuoto, si tratta del primo grande furto di un’opera d’arte da un’istituzione del genere.

Articolo sulla Gioconda scomparsa (Imago) .jpg

Articolo sulla Gioconda scomparsa

  • Imago

La polizia inizia con gli interrogatori. Tra i sospettati ci sono degli operai che lavorano al museo ma anche Apollinaire e Picasso, per via del loro legame con alcuni individui coinvolti nel furto di altre opere d’arte. Vengono prese in considerazione diverse piste: un sabotaggio da parte dei musei rivali, un complotto per aumentare la fama di Leonardo da Vinci e molto altro. Fatto sta che il ladro non viene identificato.

La Société des amis du Louvre propone una ricompensa di 25.000 franchi per la restituzione del dipinto; la rivista L’Illustration ne offre addirittura 40.000 a chiunque porti l’opera in redazione. Nonostante le generose offerte il muro del museo resta vuoto per più di due anni.

Furto della Gioconda (Imago).jpg

Il furto della Gioconda. Illustrazione di Damblans (1865-1945) per Le Pelerin, 1911

  • Imago

Il 24 novembre 1913 un antiquario fiorentino riceve una lettera firmata “Leonardo V.”, in cui gli viene proposto di acquistare proprio La Gioconda. Incuriosito, si accorda con il direttore degli Uffizi per organizzare un incontro con il fantomatico artista.

All’appuntamento si presenta l’imbianchino italiano Vincenzo Peruggia con il dipinto perduto. Originario di Dumenza, un piccolo villaggio a pochi chilometri da Luino, l’uomo è  intenzionato a restituire all’Italia il capolavoro che pensa, erroneamente, sia stato rubato al Paese da Napoleone.

Peruggia viene arrestato, organizzare il furto era stato piuttosto semplice. Aveva lavorato al Louvre, sapeva come entrare, come eludere la sorveglianza e conosceva le uscite secondarie. Dopo aver passato l’intera notte nascosto in uno sgabuzzino, smontò la cornice, nascose il dipinto sotto il cappotto e uscì senza troppi problemi. Per tornare a casa prese addirittura un taxi, chiuse l’opera in una valigia dal doppio fondo e la nascose sotto al letto.

Nel Giugno 1914, con l’attenuante d’infermità mentale, Peruggia scontò poco più di sette mesi in carcere. Si racconta che una volta uscito di prigione fu accolto da un gruppo di studenti toscani che, ammirati dal suo gesto patriottico, organizzarono una colletta in suo onore. L’imbianchino, felice e sempre più convinto del suo nobile gesto, ritornò alla vita di sempre.

Foto segnaletica di Vincenzo Peruggia. (Imago).png

Foto segnaletica di Vincenzo Peruggia

  • Imago
10:05

Louvre in crisi

Alphaville 29.01.2025, 11:45

  • Keystone

Correlati