Filosofia e Religioni

Il presepe, un’invenzione di san Francesco

Al Sacro Cuore di Bellinzona viene riprodotta la prima rappresentazione della natività di 800 anni fa

  • 23 novembre 2023, 10:32
  • 23 novembre 2023, 12:16
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Una rappresentazione di quando san Francesco rappresentò per la prima volta la natività a Greccio nel 1223

Di: Paolo Rodari 

Esattamente ottocento anni fa il santo di Asissi rappresentò per la prima volta la natività. Da quel giorno tutto il mondo iniziò a celebrare il Natale in modo diverso. La ricorrenza viene celebrata al Sacro Cuore di Bellinzona, con una riproduzione in scala del primo presepe. La riproduzione del presepe di San Francesco rientra nel “percorso dei presepi” che verrà inaugurato al Sacro cuore il 17 dicembre.

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A Bellinzona gli 800 anni del presepe di San Francesco

RSI Cultura 22.11.2023, 19:00

A quasi due chilometri a nord di Greccio, cittadina della Sabina in provincia di Rieti, in mezzo a una folta selva di lecci e a poco più di seicento metri d’altezza, si trova un celebre santuario fondato da Francesco d’Assisi. Soprannominato “la Betlemme Francescana”, fu in questo luogo che nel 1223 Francesco inventò – allora il santuario non era altro che una semplice grotta – il presepe. In sostanza, esattamente ottocento anni fa, fu lui a mettere in scena per primo una rappresentazione vivente della natività, da allora simbolo di pace per tutti i credenti del mondo.

Tommaso da Celano, biografo di Francesco, scrive che il santo coltivava il sogno di vedere, con gli “occhi del corpo”, il Signore che si faceva uomo. Anche per questo portò avanti l’idea del primo presepe, perché in qualche modo i fedeli potessero vedere cosa accadde secoli prima in Palestina, il mistero, per chi crede, di Dio che si fa uomo. Per Francesco l’incarnazione divina era segno di umiltà: Dio, quindi, non era più una entità onnipotente e distante dalla vita dell’uomo come spesso l’Antico Testamento l’aveva rappresentato. Era al contrario un bambino, venuto la mondo in una mangiatoia, per condividere in tutto la vita semplice degli uomini. Da Dio onnipotente a Dio amico, dunque, compagno della vita di ognuno e insieme messaggero di un vangelo di pace.

Molto si deve a Giovanni Velita. Amico di Francesco, fu lui a invitare l’assisiate a Greccio in quel 1223 dopo che dalla cittadina laziale era passato già una volta precedentemente. Francesco chiese e ottenne dal Papa il permesso di celebrare una messa all’aperto – era allora vietato – e insieme di procedere, nella notte di Natale, con la rappresentazione del presepe. È ancora Tommaso da Celano a darci uno squarcio di ciò che accadde: gli abitanti di Greccio si presentarono con torce e lanterne. Assistettero all’arrivo del bue e dell’asinello, all’allestimento della mangiatoia con del fieno. Talmente grande fu l’impressione che la rappresentazione della natività fece nei presenti che secondo una leggenda l’unico personaggio non vivente del presepe, il bambino, ad un certo punto prese vita.

Leggenda a parte, fu da quell’anno che il presepe iniziò a divenire una tradizione in tutto il mondo cristiano, fino ai giorni nostri. Alla “fortuna” di quel presepe contribuì anche Giotto. Fu il famoso pittore italiano, infatti, a inserire “Il Presepe di Greccio” come tredicesima scena delle ventotto del ciclo di affreschi delle Storie di san Francesco della Basilica superiore di Assisi. La scena mostra ciò che secondo la leggenda accadde: il bambino che durante la messa di Natale prese vita davanti ai presenti.

Francesco rappresentò la natività in una grotta del tutto simile a quella nella quale aveva egli stesso abitato qualche anno prima, in occasione del suo primo arrivo a Greccio. Egli, infatti, scelse di non risiedere nel castello della cittadina, ma fuori, in una grotta sul Monte Lacerone. Da lì scendeva ad annunciare il Vangelo alle popolazioni della campagna. In tanti iniziarono ad apprezzarlo, soprattutto per il suo stile di vita sobrio e amichevole. Fra questi, Giovanni Velita, che poi lo spinse a creare il presepe.

Francesco amava gli abitanti della zona. Perché erano persone semplici e umili, come lui. A Greccio, inoltre, poteva trascorrere intere giornate nel silenzio, nella contemplazione del mistero di Dio. Ai suoi frati diceva a proposito degli abitanti di Greccio: “Non esiste una grande città dove si sono convertiti al Signore tante quante ne ha un paese così piccolo”.

Ma l’idea del primo presepe deve la sua genesi anche ad altro. In particolare, a un viaggio che Francesco fece in Palestina. La visita a Betlemme lo scosse: lì era nato Gesù. Lì, ogni anno, tramite il presepe, desiderava tornare. Scrisse Tommaso da Celano: Francesco “fu talmente commosso nel nominare Gesù Cristo, che le sue labbra tremavano, i suoi occhi piangevano e, per non tradire troppo la sua commozione, ogni volta che doveva nominarlo, lo chiamava il Fanciullo di Betlemme. Con la lingua si lambiva le labbra, gustando anche col palato tutta la dolcezza di quella parola e a guisa di pecora che bela dicendo Betlemme, riempiva la bocca con la voce o meglio con la dolcezza della commozione”.

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