Prima c’era il Santa Tecla, aperto nel secondo dopoguerra dove si suonava soprattutto il jazz. Poi è arrivato l’Intra’s Derby Club, in seguito semplicemente “Derby”. E in quegli anni Milano inventava il cabaret d’autore, in una stagione artistica irripetibile. Che tra notti infinite, fumi e alte gradazioni alcoliche ci insegnò anche a riderci addosso tra monologhi, sceneggiate, umorismo surreale e la satira politica e sociale.
E poi arrivò negli anni ’80 lo Zelig. Così come prima c’erano Fo, Jannacci, Gaber i Gufi, Cochi e Renato e poi, tra i molti Paolo Rossi e Aldo Giovanni e Giacomo.
C’è dunque un robusto filo rosso che lega dalla fine degli anni ’50 una storia ricca, intensa di volti, voci e linguaggi che hanno fatto ridere, sognare (e pensare) Milano prima, tutti noi poi. Anche con l’ausilio della musica, terreno fertile per raccontar la vita in ogni sua sfumatura.
A quella stagione di cabaret, musica e sperimentazione teatrale dedichiamo “Ho visto un…cabarè!”, una serata speciale che si avvale della presenza di artisti che hanno contribuito a edificare questa storia e a mantenerne viva la memoria.
Il M° Enrico Intra ad esempio: leggenda del jazz, pianista e compositore, direttore artistico del primo Derby che portava il suo nome. Cochi Ponzoni, che non ha bisogno di particolari presentazioni. Lo storico sodalizio “Cochi e Renato”, la loro comicità surreale ha attraversato il tempo senza perdere un grammo della propria genialità. Flavio Oreglio, musicista, scrittore e attore vanta una lunga esperienza maturata tra gli anni ‘80 e ‘90 nei cabaret milanesi dove ha definito uno stile originale che l’ha portato a diventare fenomeno di costume agli inizi del nuovo millennio con il “Momento catartico”, proposto a Zelig. Ma è anche l’appassionato motore dell’Archivio Storico del Cabaret Italiano. E non da ultimo Folco Orselli, musicista e cantautore milanese fino al midollo, amante del blues, mantiene viva, attualizzandola, la tradizione milanese della canzone.