Musica rock

U2 - Under a Blood Red Sky

40 anni fa usciva il primo disco live della band irlandese

  • 21 novembre 2023, 14:00
U2 - Under a Blood Red Sky
  • Universal-Island records
Di: Alessandro Bertoglio

Nothing changes on New Year’s Day
On New Year’s Day
I will be with you again
I will be with you again
Under a blood red sky

Mentre gli U2 stanno vivendo la loro ultima impresa musicale, una “residenza” fissa iniziata lo scorso 29 settembre, che si concluderà il 18 febbraio a Las Vegas, nel nuovissimo - lo hanno inaugurato loro - spazio performance “Sphere”, ipertecnologico e spettacolare, scocca il compleanno di quello che è il loro primo, basilare album dal vivo: “Under a Blood Red Sky”. Fu pubblicato il 21 novembre del 1983, giusto 40 anni fa. E chi mai si sarebbe immaginato che oggi, mentre scocca il compleanno, i quattro ragazzi sarebbero stati impegnati in una così impegnativa (sono quasi blindati in hotel, per evitare che il clima del deserto procuri problemi alle già non più performanti corde vocali di Bono) e commerciale avventura? Nella quale, peraltro, è assente lo storico batterista Larry Mullen Jr., che reduce da un intervento chirurgico piuttosto importante, ha dovuto cedere il seggiolino all’olandese Bram van den Berg in “prestito” dai Krezip.

Ma noi torniamo a 40 anni fa, a quando Bono, The Edge, Adam Clayton e Larry Mullen Jr. pubblicano quella che è la testimonianza di tre show registrati durante il tour dell’album “War”: a Denver -più precisamente a Morrison- nel glorioso Red Rocks Amphitheatre (in Colorado), a Boston (in Massachusetts) e nel non proprio centralissimo (per il mondo del rock) Loreley Amphitheatre di Sankt Goarshausen, paesotto di 1.334 abitanti della Renania-Palatinato (Germania).

A quel tempo gli U2 stavano cominciando a consolidare le fondamenta del proprio successo: “War”, l’album -il terzo della band- pubblicato a fine febbraio, segna i primi vagiti dell’impegno politico della band, e lo fa attraverso il suo brano di apertura che diventerà a breve una delle hit icona della band di Dublino, “Sunday Bloody Sunday”. Il brano, che ricorda la strage di Derry del gennaio 1972, diventa ovviamente anche il momento più atteso da tutti i fan durante i concerti: non a caso, il video della canzone, uno dei più trasmessi da MTV in quella stagione, è proprio la versione dal vivo che è al centro di “Under a Blood Red Sky”.

Sono in tutto 8 i brani del primo disco dal vivo degli U2: “Gloria”, “11 O’Clock Tick Tock”, l’altro capolavoro “I Will Follow”, “Party Girl”, la citata “Sunday Bloody Sunday” (che apriva il lato B in quell’era pre-Cd), “The Electric Co.”, “New Year’s Day” ad una cui frase del testo si deve il titolo dell’album, e “40”. Produce Jimmy Iovine, gran maestro del mestiere.

Perché è così importante “Under A Blood Red Sky”? Del resto, è poco più di un EP realizzato da una band attiva da poco più di tre anni e con tre album alle spalle. Proprio per questo! Perché, forse inconsapevolmente (ma magari anche no) segna la fine dell’adolescenza e l’inizio dell’età adulta. Adulta, non matura. Se ci pensate bene, dopo questo disco live, arriveranno i due capolavori assoluti, “The Unforgettable Fire” e “The Joshua Tree” e l’ibrido (studio/live) “Rattle & Hum” che a sua volta è la sigla della seconda era U2, prima di quella adulta, ovvero quell’ “Achtung Baby” che fa da ripartenza, quando sembrava che i quattro ex-compagni di scuola stessero per dirsi addio. Galeotti furono gli Hansa Studios di Berlino... ma questa è un’altra storia.

“Under A Blood Red Sky” è un disco non solo “live” ma proprio vivo, sanguigno, muscolare, che profuma di sudore e fatica. Ma anche di quella soddisfazione che ti fa immaginare, tra una canzone e l’altra, Bono, Larry, Adam e Edge che si strizzano l’occhiolino e si dicono “ce la stiamo facendo”!

Musicalmente c’è il testosterone che sprigiona da ogni nota, ma anche l’embrione della filosofia musicale degli U2, capaci di promuovere una b-side come “Party Girl” a più che onorevole brano cuscinetto tra i due inni (Follow e Sunday) chiudendo la prima facciata. O a rispolverare “11 O’Clock Tick Tock”, un singolo non contenuto in nessuno dei tre album pubblicati fino ad allora. E a chiudere il tutto con la prima grande ballata “40” cantata quasi più dal pubblico che dalla band. Insomma... brividi. Anche oggi che, con 40 anni in più, i “ragazzi” si divertono e incassano come mai prima, giocando con schermi led 16K, audio a 4 dimensioni, e effetti di luce che fanno sembrare lo “Zoo-Tv tour” un giocattolo e il “War Tour” la preistoria.

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