Come sta il rock nel Canton Ticino? Quello stile da grandi praterie e canyon, di terreni aridi, crotali e falchi ad aggirarsi per aria? Forse per loro c’è un nuovo progetto che si sta facendo sempre più grande. Approcciandosi a esso è interessante analizzarne i contorni e i significati, per capire come posizionarlo all’interno del tempo, cercando di tradurne l’indole e le intenzioni.
Così quando Leo Pusterla di Safe Port Production mi ha sottoposto l’ascolto del nuovo singolo degli Yuna Hawks, “Don’t Call Me Señorita”, ho iniziato a curiosare sul progetto come ai vecchi tempi. In primis scrivendo al loro chitarrista, Armando, per poi incontrare la loro cantante Shalon durante una serata al Foce di Lugano, scambiando con lei qualche considerazione sul progetto, che comprende anche Gio e Timothy.
Quartetto insubrico, che si estende da Lugano a Menaggio, dal 2021 gli Yuna Hawks hanno trovato una stabilità di formazione registrando il loro primo EP omonimo nel 2023, nel quale poter ascoltare sei brani per 25 minuti di suono. Gli scenari sono quelli spaziosi della provincia americana, con alcune inflessioni campagnole, come se la terra secca e l’ambiente circostante avesse in qualche modo attecchito rendendo più desertico il loro suono. Suoni decisi, voci presenti, una bella personalità e la capacità di farci ondeggiare, creando dal nulla un bancone immaginario di un bar al quale far festa o disperarsi sulle loro note. Potrebbe sembrare soltanto un’immagine romantica ma se facciamo qualche chilometro oltre confine ci accorgiamo che non è così, considerando che il comasco Joshua Blues Club collaborerà alla produzione e alla stampa del loro primo album, in preparazione questo inverno insieme alla citata Safe Port, che già aveva accompagnato il quartetto nella creazione di “Partners in Crime”, singolo uscito la scorsa primavera e foriero di un approccio ciondolante e di una doppia voce che scavava intensa nella terra. Anche l’ascolto di “Alias”, in versione acustica negli studi RSI assieme a Yari Copt costruisce l’impressione di un progetto con le stimmate del classic rock in grado di aprire porte su scenari ampi.
In secondo luogo ho poi pensato al loro nome, Yuna Hawks, i falchi di giada. I volatili più veloci che mai abbiano solcato i nostri cieli uniti alla durezza della giada, pietra che sin dall’antichità ha avuto un significato fondamentale nel passaggio delle anime all’aldilà. Veniva infatti utilizzato per la conservazione delle spoglie oppure per la creazione di maschere funebri. Da qui e dai sentori blues e western che si sprecano nel loro primo disco è facile pensare all’unione di questi quattro musicisti come una sorta di traghettatori di anime, fra paesaggi aspri e corpi sul punto di sbandare, ma, ma, ma.
Ma in un anno tutto può cambiare ed il primo singolo ad annunciare un lavoro lungo, So Far, So Close, che andrà a compimento nella prima metà del 2025 cambia completamente pelle agli Yuna Hawks. Non essendo Shawn Mendes né Camila Cabello si schierano incidendo una “Don’t Call Me Señorita” e ruggendo ben più che nei precedenti brani. L’ispirazione è chiaramente garage rock con un piglio orecchiabile, fresco e groovy. Vengono in mente le italiane Cleopatras, per rimanere in zona, e tutta la genia che sull’unione fra voce femminile e chitarre ruggenti ha creato uno standard imbattibile mantenendo uno squillante richiamo melodico in primo piano. Volessimo buttare qualche nome casuale, ché l’informazione è sempre fondamentale e non bisogna mai dare nulla per scontato, potremmo tranquillamente citare Runaways, Go-Go’s, Bratmobile e Donnas. C’è un’ovvia riflessione sui comportamenti ormai - ahimè - acquisiti dal genere maschile, finezze o grossolanità che vanno punite hic et nunc, per le quali ben vengano le mazzate roghenroll qui contenute. La prospettiva è quella di un impatto molto più fisico e piccante e l’aspettativa è parecchio in crescita, anche a detta degli spettatori che si sono accalcati sotto ai palchi calpestati in questi mesi. Ufficialmente non possiamo confermare nulla ma voci di corridoio parlano di ritmi brillanti e colorati: se non un cambio repentino, quantomeno una nuova fase del falco di giada, che promette di volare a lungo sopra ai laghi insubrici, superando Bisbino e Generoso giù fino al Monte Bregagno. Di certo per ora abbiamo soltanto la conferma di un progetto dal talento palpabile, di una casa discografica con un’idea programmatica e precisa sulla valorizzazione dei talenti locali e di un 2025 che sarà di certo pieno di sorprese. Mica poco, diremmo noi.
Yuna Hawks
Local Heroes 04.12.2024, 20:00
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