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Avventura, ovvero aprire la porta della consuetudine e uscire

Nella terza puntata di Cliché Lorenzo Buccella conduce in un viaggio nell’immaginario - Ospiti lo scrittore Andrea Vitali, la cantautrice Angelina Mango, il fumettista Giancarlo Berardi, la zoologa Mia Canestrini e la la giornalista Francesca Mannocchi

  • 19 ottobre, 10:00
54:16

Avventura

Cliché 18.10.2024, 21:45

  • Keystone
Di: Tommaso Soldini 

Dal 4 ottobre 2024 è ripartita una nuova stagione di Cliché. Nuovo studio, nuovo giorno di messa in onda, nuovi cliché da indagare per un nuovo ciclo di sei puntate del magazine culturale di LA 1. Giunto alla sesta edizione, il format creato da Lorenzo Buccella si è rinnovato completamente e si è spostato a venerdì, dopo Patti Chiari. Accompagnano il percorso di ogni puntata le recensioni letterarie dello scrittore Tommaso Soldini (che qui firma un pezzo presentando la terza puntata dedicata all’avventura), gli interventi musicali di Camilla Sparkss e, tra le novità di questa stagione, le opere di video-arte realizzate con i materiali originali degli archivi storici RSI dall’artista Sir Taki. Buona lettura.

L’avventura è aprire la porta di casa e uscire. Non è molto importante se la partenza avvenga perché la si era voluta, agognata, oppure se capita per caso, fulminea. Sei al circolo con gli amici e uno dice che se non fai il giro del mondo in ottanta giorni allora è proprio vero, sei un fifone, un codardo. Quando l’avventura comincia, le regole si scombinano, tutto il tuo bagaglio di certezze, conoscenze, abitudini sembra fare reset, kaputt, game over. La partenza è lasciarsi tutto dietro le spalle, guardare l’orizzonte che si avvicina, con la speranza nel cuore che fa a pugni con la paura.

Si racconta che una volta un poeta disse ai suoi genitori esco un attimo a comperare le sigarette. Rientrò cinque anni dopo, con le mascelle strette, la pelle nerastra, le mani che segnavano l’esperienza più che l’età. Nessuno sa dire che cosa sia successo, se a pronunciare quella frase sia stato un giovane uomo che da tempo, forse da mesi, stava meditando al quando e al come; oppure se si sia trattato di una specie di raptus. Può darsi che lui sia uscito davvero per comperare le sigarette, per prendere una boccata d’aria, magari voleva solo salutare un amico, oppure appostarsi sul muretto, la sigaretta in bocca, accesa, per darsi un tono, guardare le ragazze che tornavano dalle loro passeggiate misteriose.

Può darsi invece che per un attimo, mentre si trovava già all’entrata del tabaccaio, il suo occhio sia caduto su un titolo di giornale, una cosa qualsiasi, magari Arrestato l’omicida di via Gluck, oppure una notizia politica, lo scoppio di una guerra, l’inaugurazione di un tratto di strada in provincia di Cuneo. Qualcosa gli deve essere risuonata nel cervello, un sonaglio come quelli che i giullari di corte usano per distinguere la normalità dalla pazzia. Eccolo diventare Orfeo, sentire il richiamo degli inferi, dello sconosciuto, dell’inenarrabile. È forse a quel punto che ha girato i tacchi ed è uscito dal negozio, diretto verso la stazione. È salito sul primo treno, alla ricerca della propria voce, quella che avrebbe ammaliato Ade e Persefone. È proprio vero che ci sono volte in cui un pacchetto di sigarette può diventare un razzo, una mongolfiera, o anche solo una carrozza che ti scaglia a mille chilometri di distanta.

L’avventura è aprire la porta della tua consuetudine e uscire. Magari è necessario oltrepassare un vialetto con dello sterrato che separa la casa dalla strada, oppure bisogna scendere delle scale, oppure ancora la casa non ha né porta né giardino, ma la soglia, questo sì, c’è. Un centimetro di terreno che separa l’oggi dal domani, il vecchio dal nuovo mondo; ciò che ha un nome, da ciò che deve ancora scoprirlo. L’avventura nasce come un soffio, ti spinge ad andare via, è un suono che chiama, urgente come una corsa all’ospedale. Perché a volte anche perdere tutto può essere preferibile alla frase saggia come un cliché : sai quello che perdi, non sai quello che trovi.

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