Società

Il caldo futuro dell’acqua svizzera

Gli effetti del cambiamento climatico non si fanno sentire solo sui ghiacciai. I periodi di siccità aumentano di anno in anno, mettendo a rischio in primo luogo l’agricoltura

  • 30 aprile, 08:12
  • 30 aprile, 16:37
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Il Ticino ha fatto segnare la media annuale più bassa mai registrata

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Di: Simone Pengue 

Chi è andato alla Esposizione Universale di Milano del 2015, ricorderà che nel padiglione della Svizzera i quattro simboli del nostro paese erano il sale, le mele, il caffè e l’acqua. Quest’ultima pare una scelta piuttosto sorprendente per un Paese che non si affaccia sul mare. Eppure, l’oro blu è davvero permeante nella cultura Svizzera: le fontanelle zampillano acqua potabile ovunque e molte delle nostre città si affacciano su laghi iconici o sono attraversate da limpidi fiumi alpini. Prendere coscienza del ruolo da protagonista sociale dell’acqua in Svizzera non può che aiutare a capire gli scenari con i quali il nostro Paese si confronterà nei prossimi decenni. Infatti, oltre a stravolgere la flora e causare fenomeni atmosferici inauditi, il cambiamento climatico sta producendo conseguenze dirette sulle risorse idriche elvetiche.

Sulle cime delle Alpi svizzere, l’acqua è secolarmente custodita in circa 1400 ghiacciai di diverse dimensioni che costituiscono il 16% delle riserve d’acqua del Paese. Tristemente, gli annunci degli scienziati sui loro rapidi scioglimenti non fanno quasi più notizia, come se ci si fosse abituati a una tragedia ineluttabile. Secondo gli aggiornamenti di inizio 2024 proventi da ricercatori dell’Università di Losanna, dall’Università di Grenoble (Francia) e dai due politecnici federali EPFL e ETH, i ghiacciai alpini perderanno tra il 34% e il 65% del loro volume entro il 2050. Altri studi indicano che nel 2100, ovvero quando i bambini che stanno nascendo oggi saranno degli avviati pensionati, ne potrebbe restare circa il 10%. Per sensibilizzare la popolazione, l’EPFL ha recentemente rilasciato una mappa interattiva con la quale scoprire in prima persona le meste previsioni dei prossimi decenni ghiacciaio per ghiacciaio: https://longread.epfl.ch/infographie/glaciers/en/ . Gli esperti ritengono che le riserve di ghiaccio del Ticino, situate a quote relativamente basse, potrebbero ridursi a isolate placche di ghiaccio già tra una decina di anni.

I ghiacciai non sono solo scorte d’acqua e simboli culturali, ma rappresentano anche la memoria climatica della nostra regione. Nel momento in cui si deposita la neve da cui si formerà il ghiaccio restano intrappolate tra i cristalli sostanze e particelle provenienti dall’atmosfera. Tempo dopo, gli scienziati possono prelevare delle carote, ovvero lunghe colonne di materiale, per studiare clima e atmosfera del passato, andando indietro di secoli o persino millenni. Eppure, questo preziosissimo archivio europeo si sta si sta deteriorando e recentemente i ricercatori del Paul Scherrer Institut (canton Argovia) guidati dalla Prof. Margit Schwikowski hanno scoperto che l’effetto è considerevole già oggi. Secondo la professoressa, il riscaldamento climatico non sta semplicemente facendo diminuire il volume dei ghiacciai a un ritmo vertiginoso, ma sta addirittura danneggiando la preziosa stratificazione annua al loro interno. Confrontando le carote estratte dal ghiacciaio del Corbassière (Vallese) nel 2018 e nel 2020, Margit Schwikowski ha infatti amaramente constatato che le più recenti non contengono alcuna informazione utile. Le grandi quantità di acqua che ormai si sciolgono ogni estate infiltrano il manto nevoso, detto nevato, e rimescolano, per così dire, le particelle atmosferiche, rendendo impossibile interpretare l’informazione ambientale e climatica. La perdita della memoria dei ghiacciai è un effetto già temuto dalla comunità scientifica internazionale, che è corsa ai ripari istituendo in Antartide un archivio per carote provenienti da ghiacciai in pericolo di tutto il mondo, l’Ice Memory Foundation. L’obiettivo dell’iniziativa, nata nel 2021 per volontà di sette istituti di ricerca

svizzeri, francesi e italiani, è di salvaguardare la memoria dei ghiacci per renderla disponibile alle generazioni future. Per le Alpi, dove è troppo tardi per includere il Corbassière come da intenzione iniziale, sono stati prelevati dei campioni dal Col du Dôme sul Monte Bianco e dal Colle Gnifetti, parte del Monte Rosa.

23:08

Una memoria di ghiaccio

Fabio Meliciani 03.08.2024, 18:00

  • Keystone

Gli effetti del cambiamento climatico sull’acqua svizzera non si fanno sentire solo sui ghiacciai e le tracce del passato, ma cominciano a lasciar presagire delle nuove sfide per il futuro. I periodi di siccità, che non costituivano una preoccupazione frequente delle generazioni precedenti, aumentano di anno in anno, mettendo a rischio in primo luogo l’agricoltura. Si è visto in modo particolare nella caldissima estate 2022.

45:25

Siccità sotto la lente

RSI Cultura 11.06.2023, 18:05

  • ©iStock

Sebbene la gestione dell’acqua abbia raramente costituito un motivo di discordia in Europa centrale, in quell’anno si è assistito a una preoccupante intensificazione delle discussioni in merito con la vicina Italia. In seguito ad una importante secca del fiume Po che minacciava le coltivazioni della Pianura Padana, il Bel Paese ha avanzato la richiesta di lasciar scorrere maggior acqua dalle riserve svizzere verso il Lago Maggiore. La domanda ha incontrato l’opposizione degli esperti ticinesi, secondo i quali i costi idrici avrebbero superato i benefici. Dal canto proprio, l’Italia, situata a valle, ha il controllo del deflusso dallo stesso lago e nel gennaio precedente aveva reso nota l’intenzione di innalzare il livello di massima per costruirsi delle riserve. L’annuncio ha immediatamente suscitato le proteste degli albergatori locarnesi, timorosi per la sopravvivenza delle proprie spiagge e, quindi, della corposa industria del turismo. Nonostante sempre nel 2022 le autorità di entrambi i Paesi si fossero dette disponibili ad aggiornare gli accordi sul tema datati 1940, il lago Maggiore sembra destinato a rimanere oggetto di contesa. Seppure attualmente i toni siano pacati, a destare maggiormente preoccupazione è la prospettiva, ormai nota a tutti, di un peggioramento della siccità europea nel corso dei prossimi decenni.

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