L’assenzio, noto anche come “fata verde” per il suo classico color smeraldo, è una bevanda alcolica che ha stregato artisti, poeti e bohémien a cavallo dei due scorsi secoli, prima di essere bandita nel 1915. Ma cosa ha reso questa bevanda così speciale? E perché ha una reputazione così controversa? Per scoprirlo, dobbiamo tornare indietro nel tempo, fino all’antica Grecia e alla Svizzera del XVIII secolo.
Origini della bevanda
La pianta dell’assenzio (Artemisia absinthium) si conosceva già nell’antica Grecia, dove veniva utilizzata per scopi medicinali. Ma la fama dell’assenzio è legata soprattutto al distillato omonimo.
Sebbene non ci siano prove definitive sulla sua origine, una delle storie più accreditate racconta che fu inventato da un medico, Pierre Ordinaire, che in fuga dalla Rivoluzione francese si trasferì a Couvet, in Svizzera, nel 1792. Alla ricerca di una cura contro la malaria, Ordinaire iniziò a produrre un distillato ad alta gradazione alcolica.
La ricetta passò successivamente alle sorelle Henriod, sempre di Couvet, che lo commercializzarono come un rimedio curativo per diverse malattie.
E nel 1797 Monsieur Dubied, suocero di Henry Louis Pernod, acquistò la ricetta e con il figlio e il genero aprì a Couvet la prima distilleria di assenzio, la Dubied Père et Fils, poi seguita dalla seconda a Pontarlier, in Francia, con il nome di Maison Pernod Fils.
La Ricetta segreta
L’assenzio è prodotto attraverso la distillazione di erbe, tra cui l’artemisia absinthium, l’anice e semi di finocchio. A questi si aggiunge un mix di erbe aromatiche come issopo, dittamo e melissa. La combinazione di queste erbe conferisce all’assenzio il suo caratteristico colore verde e il suo sapore erbaceo. Ma attenzione, non è una bevanda per i deboli di cuore: l’assenzio può avere una gradazione alcolica molto elevata!
Nell’Ottocento, la coltura e la distillazione dell’assenzio divennero importanti fonti di reddito per la Val-de-Travers, dove fiorirono una ventina di distillerie. Gran parte del distillato prodotto veniva consumato in Francia, dove l’assenzio passò rapidamente da elisir medicinale ad aperitivo preferito dal folto gruppo di artisti e intellettuali che si ritrovano nei bistrot parigini della Belle Époque.
Vincent van Gogh, Oscar Wilde, Edgar Allan Poe, Baudelaire, Gauguin e Picasso, sono tra gli artisti attratti dal costo relativamente basso dell’assenzio e convinti che la bevanda potesse liberare la mente e ispirare opere d’arte straordinarie. Van Gogh, in particolare, pare non dipingesse senza averne bevuto, e molti di questi artisti raffiguravano l’assenzio nei loro quadri e nelle loro sculture, considerandolo una sorta di musa ispiratrice.
Hemingway lo descrisse come “l’alchimia liquida che addormenta la lingua, infiamma il cervello, riscalda lo stomaco e cambia le idee”.
Ad attrarre era anche il complesso rituale attraverso il quale lo si beveva.
Il distillato gocciola su un cucchiaio da assenzio con una zolletta di zucchero
Il rituale di preparazione dell’assenzio
Tradizionalmente, l’assenzio viene servito con acqua ghiacciata versata lentamente su una zolletta di zucchero posta su un cucchiaino forato. Durante questa fase i componenti del liquore che non sono solubili in acqua, come anice verde e finocchio emergono dalla soluzione e tendono ad opacizzarla creando il cosiddetto effetto louche (il fenomeno che rende l’assenzio lattiginoso e torbido). Un vero spettacolo per gli occhi e per il palato.
L’assenzio, che arrivava mediamente a settanta gradi, si diffuse rapidamente anche fra gli operai, in cerca di sollievo dai massacranti turni nelle fabbriche. L’enorme richiesta spinse produttori senza scrupoli ad utilizzare alcol scadente ed aggiungere solfato di rame per conferire un bel verde brillante alla bevanda.
I liquori adulterati in questo modo causavano gravi danni alla salute e di certo non giovavano alla tetra reputazione che l’assenzio stava acquisendo, accusato di provocare il cosiddetto “absintismo”, sindrome che si riteneva data dall’uso cronico del liquore e che provocava difficoltà nel parlare, tremori, disturbi del sonno, allucinazioni visive ed uditive e convulsioni. La bevanda era sempre più osteggiata da una parte della popolazione.
È in questo clima che nel 1905 Lanfray, un contadino svizzero, beve una quantità eccessiva di vino, cognac, brandy, crème de menthe e due bicchieri di assenzio, a stomaco vuoto: Completamente fuori di sé torna a casa ed uccide la moglie insieme ai due figli. La colpa viene data ai due bicchieri di assenzio e l’omicidio strumentalizzato dalla propaganda proibizionista: motivati principalmente da ragioni economiche, viticoltori e produttori di birra si battono per l’abolizione dell’assenzio, che in Svizzera viene messo al bando nel 1910.
L’ingrediente più controverso dell’assenzio è stato a lungo il tujone, una molecola presente nella pianta di artemisia, ma la sua concentrazione nella bevanda del 1800 non era tale da provocare alcun effetto legato al famigerato absintismo, e la tossicità dell’Assenzio era essenzialmente dovuta all’abuso di alcol.
Il ritorno alla legalità
Il 1° marzo 2005, dopo quasi 96 anni di proibizionismo, l’assenzio torna ad essere legale in Svizzera, con una gradazione alcolica più bassa; 70-80 gradi quella di un tempo, 50-55 quella di oggi, una gradazione non diversa dalle tante grappe bevute nel mondo.
Sebbene non sia più considerato una bevanda “pericolosa”, l’assenzio mantiene ancora un certo fascino misterioso.
Bice Curiger, l’arte della cura d’arte
Laser 09.01.2024, 09:00
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