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The Ice Builders

Himalaya, le piramidi di ghiaccio e la resilienza dei Ladakh

  • Ieri, 14:01
  • Ieri, 14:40
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Di: Clara Caverzasio 

Ogni inizio d’anno porta con sé nuovi report scientifici che certificano il costante peggioramento della crisi climatica. Il 2024 ha segnato un nuovo record: è stato l’anno più caldo di sempre, superando la soglia critica di 1,5°C di riscaldamento globale rispetto ai livelli preindustriali. La concentrazione di CO₂ nell’atmosfera ha ormai superato le 420 parti per milione (ppm), avvicinandoci al punto di non ritorno fissato a 500 ppm. Oltre questa soglia, i ghiacci dell’emisfero nord scomparirebbero, e anche l’Antartide si assottiglierebbe in maniera quasi irrimediabile. Considerato che ogni anno la concentrazione di CO₂ nell’atmosfera aumenta di poco più di due ppm, ci restano meno di 80 ppm per raggiungere la soglia critica di 500. Questo ci lascia circa quarant’anni per tentare di salvare le calotte polari della Groenlandia e dell’Antartide. Una loro fusione totale o parziale causerebbe trasformazioni geografiche radicali, con conseguenze catastrofiche per l’intero pianeta.

Ma mentre il mondo intero si avvicina a una crisi senza precedenti, alcune popolazioni sono già in prima linea, costrette a adattarsi con soluzioni ingegnose per sopravvivere. Tra le prime vittime del cambiamento climatico ci sono gli abitanti della valle di Zanskar, nel nord dell’Himalaya indiano. Qui, il drammatico ritiro dei ghiacciai ha ridotto drasticamente la disponibilità d’acqua in primavera, elemento essenziale per la sopravvivenza. Di fronte a questa emergenza, le comunità locali hanno sviluppato una soluzione tanto semplice quanto straordinaria: la costruzione di ghiacciai artificiali, chiamati stupa di ghiaccio, che rilasciano acqua durante la stagione della semina.

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Una storia straordinaria ma al contempo desolante, che ha attirato l’attenzione della comunità internazionale, raccontata recentemente dal quotidiano britannico The Guardian e al centro del bellissimo cortometraggio The Ice Builders (2024) di Francesco Clerici e Tommaso Barbaro, vincitore di due premi al 72° Trento Film Festival. Il corto è stato proposto al cinema Lux di Massagno nell’ambito del Festival diffuso L’Uomo e il clima, alla presenza di uno degli autori, Francesco Clerici.

«Nel Ladakh, una delle regioni più aride al mondo, la neve e il ghiaccio erano una costante. Fino a una quindicina di anni fa, gli abitanti non avevano mai visto il colore del suolo, perché la terra era sempre ricoperta da un manto bianco. Ma oggi, con il riscaldamento globale, il paesaggio è cambiato radicalmente: ad aprile, a 5.000 metri di altitudine, la neve non c’è più. Inoltre, il clima sta cambiando anche il regime delle precipitazioni: nevica sempre meno e piove sempre di più. Questo fenomeno, paradossalmente, sta distruggendo le abitazioni locali, costruite con mattoni di calce ed escrementi di yak, progettate per resistere al gelo, ma non alla pioggia battente».

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Tutto questo non lascia molte alternative alle comunità locali: diventare migranti climatici, o trovare soluzioni alternative. Come quelle le Ice stupa, le piramidi di ghiaccio: grazie a lunghi tubi, l’acqua dei torrenti che nascono sotto le vette più alte (tra i 5.000 e i 6.000 metri) viene canalizzata verso un’area ombreggiata situata a circa 4.000 metri dove gli abitanti di queste zone desertiche d’alta quota costruiscono una struttura conica che funge da impalcatura su cui installare una doccia molto alta. Grazie alla pendenza del terreno, l’acqua acquisisce poi velocità e fuoriesce dal ‘doccino’ alto diversi metri, dando vita a getti che, a contatto con l’aria gelida (fino a -20°C), congelano rapidamente formando piramidi di ghiaccio che possono raggiungere i 30 metri di altezza. Questa forma non è casuale: lo stupa di ghiaccio, ispirato all’architettura buddhista, minimizza l’evaporazione e rallenta la fusione, garantendo una riserva d’acqua fino ai mesi cruciali della semina.

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Stupa di ghiaccio

RSI Cultura 02.03.2021, 12:03

E tutto questo, ci spiega Clerici: «senza bisogno di pompe o di sistemi che inquinerebbero e sarebbero costosi. Una tecnica molto semplice ma dietro la quale vi sono molti calcoli matematici; calcoli e tentativi che sono stati fatti per un po’ di anni, sotto la direzione dell’ideatore di questi ghiacciai artificiali, l’ingegnere indiano, originario del Ladakh, Sonam Wangchuk, politico e importante attivista. Grazie anche a marce e scioperi della fame (anche recenti), Wangchuk cerca di portare l’attenzione dei politici e delle politiche indiane sul cambiamento climatico».

Sonam Wangchuk, che è anche il direttore di una università da lui fondata, è ben consapevole di quello che sta succedendo lì, e sa che ciò è emblema di quanto accadrà anche nel resto del mondo, perché la crisi climatica sta sconvolgendo il ciclo dell’acqua un po’ ovunque, rendendo necessari nuovi modi per immagazzinarla. E anche le popolazioni locali, ci spiega ancora Clerici, si rendono ben conto di quello che le aspetta:

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Lettere dal 2040

Alphaville 20.02.2025, 12:35

  • bompiani.it
  • Cristina Artoni

«Sì, sono molto preoccupati e si sentono gli ultimi esponenti di una popolazione destinata a scomparire. Ma pur consapevoli della gravità della situazione, affrontano il futuro con una serenità sorprendente, radicata nella loro spiritualità di stampo buddhista. La loro religione è basata su un profondo rispetto per la natura e gli spiriti dell’acqua, che abitano ogni elemento vivente. Per questo, anziché lamentarsi, accettano il cambiamento con dignità e pragmatismo. Io, per esempio, non ho mai sentito da parte loro una sola lamentela».

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E così con fede, tenacia e realismo si ingegnano e costruiscono con pochissimi mezzi queste meravigliose piramidi di ghiaccio, di cui però, ricorda lo stesso ingegnere Sonam Wangchuk nel corto di Clerici, non possono andar fieri, perché sono il simbolo della loro situazione, e sono un messaggio al mondo di che cosa ci aspetta.
Un monito a tutti noi, abitanti delle pianure e delle città, cui l’attivista rivolge una accorata preghiera:

Cercate di vivere semplicemente, così che noi possiamo semplicemente vivere.

Sonam Wangchuk

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Tra le righe 14.01.2025, 14:00

  • © Ti-Press / Alessandro Crinari
  • Natascia Bandecchi e Neva Petralli

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