Appena lo incontro, Bruno, detto Netto, mi porta a vedere le sue reti da pesca, contenute in più scatole nel suo atelier. Sì, perché oltre ad essere un pescatore in pensione, Netto si diverte a dipingere quadri perlopiù figurativi. Anche se tende a sminuire le sue opere, affermando di essere “solamente un buon artigiano”, si vede che dietro ai suoi quadri c’è molto lavoro, tecnica e amore. Tre requisiti che riporta anche nella sua ex professione – quella della pesca - diventata ora un passatempo che lo appassiona e lo tiene occupato.
Figura 1 Reti da pesca nell'atelier di Netto
Gli ho chiesto di vederci per una chiacchierata perché mi interessava capire come la pesca in Ticino fosse cambiata nel tempo. Essendo sensibile a tematiche ambientali, infatti, volevo approfondire l’effetto del cambiamento climatico nei nostri laghi. Oltre a questo, ammetto di essere abbastanza ignorante in materia di pesca ed ero quindi curiosa di conoscere questo mondo e informarmi sulle varietà di pesci di lago che, spesso, non sono considerati come possibili sostituti locali a pesci meno sostenibili provenienti da lontano (vedi salmone e merluzzo, ad esempio).
Il mestiere del pescatore
La natura e la pesca appassionano Netto da sempre, fin quando da ragazzino andava a pescare nei fiumi e nei laghetti. Tuttavia, non la rende subito una professione: inizia infatti a lavorare come grafico, si accorge però quasi subito che il mondo della pubblicità non fa per lui. Sentiva di lavorare in un ambito che era il “contrario della sua politica” e, oltretutto, afferma che in quegli anni, gli anni Ottanta, erano tutti “un po’ su di giri”; ecco perché, da un giorno all’altro, decide di lasciare il suo studio grafico e iniziare con la pesca professionale.
Gli chiedo come fosse la giornata tipo di un pescatore e mi dice che, essendo un lavoro piuttosto indipendente, senza datori di lavoro, ognuno prendeva le proprie libertà e si organizzava com’era meglio per lui. In generale, però, iniziava a lavorare verso le 19 di sera, quando posizionava le reti a riva; in seguito, rientrava a casa per poi uscire di nuovo la notte, verso l’una o più tardi, per controllare quanto pescato e togliere le reti dall’acqua. Il pescato veniva poi pulito e preparato alla vendita, che nel suo caso era al mercato o ai grossisti. Mi fa più volte notare come in questo lavoro ogni giorno sia diverso dall’altro e di come sia proprio quello il bello della pesca, oltre che la pace e la serenità che il lago e la natura gli trasmettono. Per farmi capire la diversità tra le giornate mi racconta di quella volta che aveva lasciato le reti “volanti” – reti che viaggiano tramite le correnti – a Muralto alle 18 di sera, e le aveva ritrovate alle tre di mattina quasi a 10 chilometri di distanza. Una situazione eccezionale, visto che di solito queste reti viaggiano per circa 300-400 metri.
Netto
I pesci dei nostri laghi e le loro caratteristiche
Proviamo insieme a stilare una lista di tutti i pesci presenti nei laghi ticinesi ma non riusciamo ad essere esaustivi, visto che le specie sono numerose. Si dividono in autoctone e alloctone, ovvero, rispettivamente, tra quelle che sono originarie del posto in cui vivono e quelle che sono state introdotte accidentalmente o volontariamente dall’uomo.
Ecco quelle principali: per quanto riguarda le specie autoctone, troviamo la trota; il salmerino, dalla carne pregiata e delicata; il luccio, pesce predatore che Netto mi dice non essere più molto apprezzato dai consumatori; la tinca, che raggiunge i 5 chili ed è molto saporita; le alborelle, piccoli pesciolini di solito mangiati fritti – di cui oggi è vietata la pesca -, e l’agone. Di quest’ultimo il commercio è vietato a causa di una contaminazione avvenuta nel 1995 di bifenili policlorurati (PCB), para-diclorodifeniltricloroetano (DDT) e metalli pesanti (in particolare mercurio) che hanno colpito l’agone in particolar modo perché, essendo un pesce ricco di grassi, assorbe in modo maggiore queste sostanze tossiche. I livelli di DDT sono al momento tollerabili, mentre quelli di PCB - composti organici inquinanti vietati nel 1986 ma difficilmente degradabili - rimangono sopra il valore massimo di legge. Riguardo all’agone, infatti, Netto mi dice che quando ne pesca in grandi quantità, deve consegnarli al Centro di raccolta carcasse dove saranno poi bruciati.
Tra le specie alloctone invece si trova il coregone, che rappresenta in assoluto la parte più importante del pescato e di cui esistono due tipi; il lavarello e la bondella. Un altro tra i pesci più popolari in Svizzera è il pesce persico - sempre alloctono - dal basso contenuto di grassi e spesso cucinato impanato o con il classico “riso in cagnone”. C’è poi il lucioperca, quello dalla carne più pregiata; il gardon, piccolo pesce bianco dalla carne magra e saporita; la carpa e il siluro.
Il siluro è in questo momento un grande problema per la popolazione ittica in Ticino soprattutto per quanto riguarda il Lago Verbano. Questo pesce è un predatore invasivo che può raggiungere gli 80 chili, rompe le reti nel momento in cui ci si impiglia compromettendo il pescato, e divora gli altri pesci, le loro uova, e tutto ciò che riesce a catturare. È quindi una minaccia per la biodiversità dei laghi e al momento sono in atto progetti transfrontalieri che mirano a contrastare questa specie tramite monitoraggio e contenimento con pesche mirate.
Come per frutta e verdura, anche il pesce ha la sua stagionalità
Rispetto ai pesci sono in vigore leggi che proibiscono la loro pesca in determinati periodi dell’anno. Questo perché anche il pesce ha la sua stagionalità che si basa sui suoi periodi di riproduzione: è vietato pescare determinate specie nei mesi in cui depongono le uova. Il coregone e il salmerino, per esempio, non possono essere pescati dal 15 novembre al 24 gennaio. Il siluro invece, data la sua invasività, non ha nessun periodo di divieto. Ci sono inoltre specie protette per tutto l’anno, come alborelle, anguille e gamberi indigeni. Sono in vigore restrizioni sulla lunghezza minima dei pesci e sugli strumenti, ami e lenze utilizzati per pescarli. Netto pesca con le reti a fondo, alte 4-5 metri, che con il tempo mi dice essere diventate molto più fini.
Più della metà delle specie svizzere sono a rischio estinzione
Netto racconta di quando ha iniziato a lavorare, ricordandolo come un periodo di grande abbondanza e di come, con il tempo, si sia vista una netta diminuzione della quantità di pesci nel lago. “Prima finivo l’anno con 60-70 quintali di pescato, adesso è tanto se ne pesco 4-5 quintali!”, mi dice rammaricato. Il giorno prima di vederci, per esempio, aveva pescato 4 chili di pesce, mentre tempo fa l’abitudine era quella di pescarne 30-40 chili al giorno.
Secondo un rapporto dell’Ufficio federale dell'ambiente (UFAM) pubblicato a febbraio 2023, sulle 71 specie autoctone svizzere, 9 si sono estinte durante gli ultimi 100 anni, 15 sono in pericolo di estinzione, 8 sono fortemente minacciate, 11 sono vulnerabili e 9 potenzialmente minacciate. Questo significa che soltanto 14 specie non sono a rischio (per le 5 rimaste non c’erano abbastanza dati per studiare il loro livello di minaccia). Tra le specie in pericolo estinzione ci sono le anguille, mentre tra quelle fortemente minacciate ci sono le trote di fiume e di lago, minacciate a causa della perdita del loro habitat naturale e dal riscaldamento climatico. Nei pesci vulnerabili troviamo il salmerino, l’agone e l’alborella. Di quest’ultima ci sono ormai rari esemplari nel Lago Maggiore. Il pesce persico invece non è minacciato.
I motivi dietro la scomparsa dei pesci
È difficile dare una risposta chiara al perché tutti questi pesci stanno scomparendo e lo stesso Netto non sa darmi una risposta certa. La degradazione degli habitat naturali dei pesci di sicuro è un problema serio: le sue componenti, come piante e altri organismi e la forma del letto del fiume, che garantiscono il mantenimento della biodiversità, per esempio, sono compromesse da correzioni e canalizzazioni messe in atto per ottenere acqua da irrigazione e per la produzione di energia elettrica.
Un altro grave fattore è l’eutrofizzazione, termine più volte comparso nelle mie ricerche a proposito della degradazione delle acque. Quando si parla di eutrofizzazione di un lago si indica l’eccessiva presenza di sostanze nutritive - di solito fosforo e azoto - che porta a una sovraproduzione di alghe, le quali, decomponendosi, consumano ossigeno portandolo via ai pesci. La presenza di fosforo è dovuta per esempio alla perdita di fertilizzanti applicati in terre circostanti e ha raggiunto il picco negli anni Ottanta, dopodiché la concentrazione è diminuita grazie all’utilizzo di depuratori e ad azioni di prevenzione sull’utilizzo di fosfati. Nonostante la diminuzione, però, l’eutrofizzazione ha sicuramente causato danni importanti alla fauna acquatica dei nostri laghi.
“La Maggia è desolante” mi racconta Netto riferendosi alla scarsità di pesci nel fiume Maggia. Sono in effetti in atto azioni di ripopolamento nei fiumi ticinesi, come testimonia la puntata "Pesci e...acque bollenti” del Giardino di Albert in cui si affronta la questione del ripopolamento di trote nel fiume Maggia.
Pesci e... acque bollenti
RSI Food 05.02.2023, 18:10
Questa chiacchierata mi ha reso più partecipe sul mondo della pesca in Ticino, a partire dalla stagionalità dei pesci e alla loro valorizzazione, fino alla fragilità del nostro ecosistema acquatico e all’importanza della sua preservazione. Netto mi ha promesso di portarmi con lui a pescare quest’estate, aspetto quindi l’appuntamento per approfondire tutti i suoi insegnamenti.