I consumatori svizzeri nel 2017 hanno comprato merci via internet per un valore di 8,6 miliardi di franchi, vale a dire il 10% in più rispetto all’anno prima. Una progressione che sembra non arrestarsi. I rami più importanti di questo mercato sono l’elettronica, gli indumenti e le calzature. Una conseguenza di questa nuova abitudine di shopping? Il settore non alimentare (fonte Associazione svizzera di vendita per corrispondenza) dal 2010 ha perso quasi 8 miliardi di ricavi.
E-commerce e inquinamento
Questo nuovo modo di acquistare pone però anche questioni di ordine ambientale: la merce che viene spedita e rispedita dai depositi alle case, i mezzi usati per trasportarla, il consumo dell’energia dei server inquinano di più del classico shopping nel negozio? Lo spunto ci è venuto da un’iniziativa di Education21 che ha realizzato un documento-gioco pensato per gli allievi delle scuole postobbligatorie e professionali.
L’e-commerce visto attraverso il prisma dello sviluppo sostenibile
Il gioco si compone di 25 schede e parte da un quesito: Marco e Salma devono comprare delle giacche per andare in montagna. Quale metodo di acquisto è considerato più ecologico? (Qui non ve lo sveleremo, dovrete vedere il video).
Nessuna emissione
Il rispetto per l’ambiente e la preoccupazione per i cambiamenti climatici interessano oramai tutti gli ambiti della produzione umana. Sempre per restare in tema di indumenti e di moda, la seconda industria più inquinante al mondo, c’è chi da diversi anni ha optato per un trasporto di merci a impatto zero, con camion, una flotta di 12 mezzi disseminata in Ticino, Svizzera, Italia e Finlandia, completamente elettrici. Una vera rarità. Questa ditta si trova a Chiasso e noi siamo andati a vedere come funziona.
Alessandra Spataro