Naturalmente il suo film c'è. E anzi si tratta di uno dei momenti più attesi del concorso. Non tanto per il contenuto in sé, vicino alle riflessioni tra filosofia e videoarte a cui le produzioni recenti del maestro franco-elvetico ci hanno abituato (vedi ad esempio "Film Socialisme", che era a Cannes fuori concorso nel 2010). È piuttosto l'aura di sacralità che circonda il personaggio Godard a produrre vibrazioni. Poi naturalmente c'è la sua crescente ritrosia, degna ormai di un Salinger della settima arte.
All'annuncio della programmazione si era garantita la sua presenza
Lui infatti se ne sta nella sua casa di Rolle, tra Losanna e Ginevra, comunicando tramite intervista (concessa a Darius Rochebin di RTS) che di venire non ci pensa proprio. "Ce l'ha promesso", aveva azzardato il delegato generale del festival Thierry Frémeaux all'ufficializzazione del programma, aggiungendo però un "ma questo non significa nulla" che aveva fatto alzare il sopracciglio a molti. E infatti niet. Me ne resto a casa. Lasciamo parlare il mio film. Questo il legittimissimo Godard-pensiero. E allora vediamo che reazioni ha suscitato il film.
Marco Zucchi
21/05/2014 Il videocontributo
RSI Info 21.05.2014, 20:20