Sotto il segno di Virna

"Discontinuità, varietà, qualità" sono le tre parole chiave a cui si affida Antonio Monda, il nuovo direttore della Festa del cinema di Roma.

L'evento fortemente voluto da Walter Veltroni quando era sindaco della capitale italiana dieci anni fa torna alle origini, a quella natura di festa popolare che aveva lasciato presto il posto a ambizioni da festival, in concorrenza con appuntamenti più storici e consolidati come Venezia.

Festa dunque, anche se fortemente ridimensionata dal punto di vista finanziario (si parla di circa 4 milioni di Euro, in passato erano 3-4 volte di più), dimezzata come numero di film, ridimensionata come presenza di ospiti sul tappeto rosso (ad esempio per il film d'apertura Truth non ci sono i protagonisti Robert Redford e Cate Blanchett). Incoraggiante però l'entusiasmo e lo slancio con cui la coppia formata dal neodirettore e dalla presidente Piera Detassis affronta il post-Marco Müller.

Ecco allora gli "Incontri ravvicinati" in cui la gente può dialogare con Joel Coen e Frances McDormand, coppia di cinema, con Jude Law, Paolo Sorrentino (che presenta un corto inedito), Wes Anderson e Donna Tartt, l'architetto Renzo Piano (che ha creato l'Auditorium in cui si svolge il tutto) e il direttore d'ochestra Riccardo Muti, ma pure con Carlo Verdone, Dario Argento, Paolo Villaggio e altri.

Una sezione unica con 37 film, senza l'assillo della ricerca dell'inedito né della competizione, perché non c'è giuria e a tracciare classifiche sono solo gli spettatori. In aggiunta retrospettive dedicate alla Pixar, a Antonio Pietrangeli, al cileno Pablo Larraí. Numerosi gli omaggi a personaggi cruciali della Storia del cinema, come Ingrid Bergman, Buñuel, Pasolini, ma a stagliarsi su tutto è l'immagine della donna in copertina, anzi sul manifesto.

Virna Lisi diventa l'icona della decima edizione, all'insegna della creazione di un premio a lei intitolato: verrà assegnato in novembre alla migliore attrice italiana dell'annata.

MZ