Università di Harvard, 4 febbraio 2004: il sito thefacebook.com vede la luce. Due decenni più tardi Facebook è il social media più diffuso al mondo, al quale nel tempo se ne sono aggiunti molti altri. Delle piattaforme che, con la rivoluzione digitale, hanno contribuito a cambiare le nostre abitudini sul web, ma anche offline.
Oggi Instagram, WhatsApp, X, YouTube, TikTok, per nominarne solo alcuni, sono onnipresenti nella vita di una larga maggioranza della popolazione svizzera. Secondo i risultati di un sondaggio della SSR, a cui hanno partecipato circa 55’000 persone la scorsa primavera, il 75% delle persone interrogate afferma di usare i social media almeno una volta al giorno, contro un 5% che dice di non servirsi mai di queste piattaforme.
Le donne sono più assiduamente sui social, con un 71% che li usa più volte al giorno, rispetto al 62% degli uomini. La presenza quotidiana su queste piattaforme cala con l’aumentare dell’età, passando dall’81% tra i 16-39 anni al 47% di chi ha più di 65 anni. Inoltre, l’81% dei romandi e l’80% degli italofoni le usano almeno una volta al giorno, una proporzione che cala al 75% nella Svizzera tedesca e al 64% tra i romanci.
Questa evoluzione è stata facilitata dal successo degli smartphone e delle loro app, che rendono accessibile Internet e i social media praticamente sempre e ovunque.
Lo smartphone è infatti il mezzo di gran lunga più utilizzato in Svizzera per accedere al web, con nove persone su dieci che lo usano più volte al giorno. Tra i più giovani (16-39 anni) la percentuale sale al 96%, con oltre la metà che dichiara di essere quasi costantemente online con il telefonino.
Secondo Michael Latzer, professore di comunicazione e media all’Università di Zurigo, “i risultati del sondaggio mettono in evidenza la grande importanza, quasi la dipendenza, degli svizzeri a questi servizi digitali, usati come routine o rituale quotidiano”.
Nonostante questo uso intenso nella vita quotidiana, gli svizzeri sono comunque piuttosto critici nei confronti dei social media.
Solo una ristretta minoranza ritiene che abbiano arricchito la loro vita, anche tra le fasce più giovani della popolazione. Circa una persona su sei riconosce di essere dipendente dai social media, proporzione che sale a quasi un terzo della popolazione tra i 16 e i 39 anni.
Quasi tutti i sondati pensano che le persone dovrebbero tornare a interagire direttamente e una netta maggioranza è per tenere i bambini il più a lungo possibile lontani dai social media.
Il professor Latzer sottolinea però che i problemi legati a Internet e social media tendono a essere “percepiti più per gli altri che per se stessi”. Si tratta “dell’effetto della terza persona”, che porta a sovrastimare l’effetto dei messaggi dei mass media sulle altre persone e a sottovalutarne l’influenza su noi stessi.
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