La notte scorsa la polizia canadese ha confermato che cinque giocatori della nazionale juniores di hockey sono stati accusati di violenza sessuale. E tra questi c’è Alex Formenton, 24 anni, giocatore dell’Ambrì Piotta. I fatti risalgono al 2018.
La polizia si è scusata per gli anni che ci sono voluti per arrivare a questo punto, ovvero all’apertura formale di un’accusa. È comunque bene sottolineare subito il principio della presunzione d’innocenza che, ovviamente, vale per tutti, anche in questo caso. Formenton, tra l’altro, si dichiara innocente.
L’opinione pubblica, soprattutto nordamericana, è venuta a conoscenza di un caso che si sta rivelando la punta di un iceberg, secondo diverse inchieste giornalistiche. Si parla di una sottocultura nell’hockey giovanile canadese, per cui il copione di abusi sessuali di gruppo si ripeterebbe da decenni. E bisogna pensare che l’hockey, in Canada, è più che uno sport nazionale, è spesso chiamato il Paradiso. Pure il primo ministro canadese, Justin Trudeau, è dovuto intervenire più volte, e confortare i canadesi. Quello che ha indignato molti è che lo scandalo parte anche dai vertici della federazione di hockey canadese, che sono stati sentiti in Parlamento perché a conoscenza dei fatti. È emersa addirittura l’esistenza di alcuni fondi per risarcire le vittime affinché queste ultime non denunciassero gli abusi.
La prima giornalista che ha indagato su quanto succede nell’hockey giovanile canadese, è Laura Robinson, che ha scritto pure un libro, e che attualmente si trova in Norvegia, proprio per parlare di abusi nello sport. La RSI l’ha intervistata.
“Ho iniziato a investigare nel 1992 sugli abusi sessuali commessi dai giocatori di hockey tra i 15 e i 20 anni. Il mio primo caso risale al 1989. Un gruppo aveva violentato una ragazza disabile. E da lì ho attraversato le province del Canada e ho capito che si trattava di un fenomeno trasversale nell’hockey giovanile. Il copione era sempre lo stesso: mandavano fuori un ragazzo, che avrebbe trovato una ragazza, la preda, ma il gruppo aveva già premeditato di raggiungerli, conosceva già il luogo e si sarebbero ritrovati tutti nella stessa camera. È questo il copione che ho visto ripetersi per 30-32 anni” racconta Laura Robinson.
Dove trovare le origini di questo comportamento?
“Credo che le radici di una simile violenza, della misoginia, non sono distanti dal mondo militare, da quei soldati che quando conquistano un’area, credono di poter far qualsiasi cosa alle donne. C’è un costante bisogno di dimostrare che sei un uomo. E in questi ambienti è la violenza a confermarlo. Nell’hockey giovanile devi costantemente provare la tua mascolinità. Non è sufficiente far parte della squadra. In Canada non esiste, tra l’altro, l’hockey giovanile femminile. I ragazzi mostrano la loro virilità facendo sesso con una ragazza di fronte ai compagni di squadra. È un comportamento davvero deviante”.
Lei è anche una campionessa canadese di canottaggio. Ha praticato ciclismo e sci di fondo a livello agonistico. In altri ambienti sportivi ha riscontrato questo stesso comportamento deviante che ci ha appena descritto?
“La violenza sessuale esiste nello sport. Molti atleti, uomini e donne, ne hanno parlato apertamente. Nell’hockey giovanile canadese c’è invece una sottocultura che difficilmente ho trovato in altri contesti sportivi, tranne nel football americano, che è molto simile”.
Lei è attualmente in Norvegia per un congresso sul tema. Com’è la cultura in Europa?
“Quando ho scritto il mio libro nel 1998, ‘Crossing the Line’ (Superare la linea), sono stata più volte invitata in Norvegia, Finlandia e Svezia. Nessuna di queste nazioni si capacita di quanto succede nello sport nazionale canadese”.
Cosa ha scosso di più l’opinione pubblica in Canada e altrove, oltre agli abusi di gruppo?
“Tutti sapevano che c’era un fondo, ma nessuno sapeva a cosa servisse. Qui venivano raccolti i soldi dell’iscrizione, ma anche quelle dei bambini. Si è poi scoperto che esistevano due fondi, parliamo di milioni e milioni di dollari che servivano a far tacere le vittime, affinché i casi non diventassero di dominio pubblico”.
E ora qualcosa sta cambiando?
“Qualcosa sta cambiando, anche se ci vorranno anni. E poi ci sono questi riti di iniziazione che i giovani giocatori devono superare. Si parla di abusi sessuali. Anche qui sono molto degradanti, umilianti e violenti. E i novizi per una settimana assumono il ruolo femminile”.
Formenton accusato di violenza sessuale
Telegiornale 06.02.2024, 12:30