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Attacco all’Iran? Blinken da Netanyahu 

Il segretario di Stato USA a Gerusalemme dal premier israeliano, sullo sfondo della guerra (per il momento) a distanza tra lo Stato ebraico e Teheran - Sul tavolo anche il cessate il fuoco in Libano

  • 22 ottobre, 21:52
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Medioriente, Blinken di nuovo in Israele

Telegiornale 22.10.2024, 12:30

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Di: ATS/RSI Info 

Il primo ministro dello Stato ebraico Benyamin Netanyahu ha incontrato martedì a Gerusalemme il segretario di Stato USA Anthony Blinken. Stando al resoconto ufficiale dell’ufficio del premier, durante il colloquio si è parlato della minaccia iraniana e della necessità che Stati Uniti e Israele uniscano le forze nella lotta “contro l’asse del male e del terrorismo”.

In una precedente indiscrezione, trapelata mentre il ministro degli esteri USA era ancora in volo verso Tel Aviv, l’intenzione di Blinken - secondo una fonte al seguito - era di scoraggiare qualsiasi mossa che avrebbe potuto far degenerare drasticamente il conflitto regionale. In particolare dopo la clamorosa azione dell’organizzazione paramilitare islamista sciita e antisionista libanese Hezbollah di sabato scorso, che ha colpito con un drone sfuggito alla contraerea la residenza di Netanyahu a Cesarea e rivendicata totalmente dai miliziani sciiti. Mentre Teheran ne ha preso le distanze in più di una dichiarazione. Nella nota dell’ufficio di Netanyahu viene poi riferito che il segretario americano “ha espresso profondo shock per il tentativo iraniano di eliminare il primo ministro attraverso Hezbollah, chiarendo che si tratta di un evento estremo e straordinario”.

Da parte USA, il portavoce del dipartimento di Stato Matthew Miller ha preferito mettere al primo punto della nota ufficiale il fatto che Blinken “ha sottolineato la necessità di trarre vantaggio dall’azione di successo di Israele per assicurare alla giustizia Yahya Sinwar”, (il defunto - per mano delle forze armate dello Stato ebraico - leader di Hamas, il movimento islamista al potere nella Striscia), cogliendo l’opportunità per portare avanti i negoziati sul rilascio di tutti gli ostaggi israeliani detenuti a Gaza e porre fine al conflitto nell’enclave palestinese. Non solo: all’ordine del giorno c’è ovviamente la questione su cui il presidente degli USA Joe Biden insiste da mesi, ossia il governo della Striscia nel dopoguerra.

Hezbollah rivendica l’attacco alla casa di Netanyahu

Un movimento senza più capi, e con le milizie decimate dalla potenza di fuoco dai raid israeliani, continua a ostentare forza e capacità di resistenza. Così l’organizzazione paramilitare islamista sciita e antisionista libanese Hezbollah ha rivendicato l’attacco con un drone di sabato scorso sulla residenza privata del premier israeliano Benyamin Netanyahu a Cesarea, che effettivamente ha raggiunto l’edificio provocando danni, come è emerso dalle immagini pubblicate dai media israeliani. Il primo ministro non c’era, ma il Partito di Dio (questo significa letteralmente Hezbollah) ha avvertito che ci saranno ancora “notti e giorni” per riprovarci. E lo ha fatto con un atto pubblico di sfida, durante una conferenza stampa, a cui le forze armate israeliane (Idf) hanno risposto con una serie di raid proprio nella roccaforte sciita nel sud di Beirut, che ha anche sfiorato un ospedale e ucciso 18 persone. Sullo sfondo, la guerra (per il momento) a distanza tra lo Stato ebraico e l’Iran, che ha portato all’arresto di un nuovo gruppo di spie di Teheran, stavolta palestinesi, che operavano a Gerusalemme est.

Blinken, in programma la visita a diversi Paesi arabi

Blinken, in Medio Oriente per l’undicesima volta dall’inizio del conflitto, dovrebbe visitare anche diversi Paesi arabi, presumibilmente Giordania, Arabia Saudita, Qatar ed Emirati Arabi Uniti. E non è escluso che l’instancabile attività del segretario di Stato abbia come obiettivo - oltre alla ripresa dei negoziati - di assicurarsi l’appoggio logistico nella regione per l’attesa risposta israeliana alla Repubblica islamica dopo l’attacco del primo ottobre. Così come per un’eventuale successiva rappresaglia delle Guardie della rivoluzione.

Il tour di Blinken - che ha incontrato pure il presidente Isaac Herzog e il ministro della difesa Yoav Gallant - appare come un’operazione diplomatica a specchio, proprio mentre il ministro degli esteri iraniano Abbas Araghchi ha visitato diversi paesi arabi negli ultimi giorni per cercare di costruire un sostegno prima della vendetta di Israele: parlando dal Kuwait, l’emissario del leader supremo iraniano, l’ayatollah Ali Khamenei, ha detto che le nazioni del Golfo hanno assicurato che non permetteranno che il loro territorio sia utilizzato per un attacco israeliano.

L’arrivo di Blinken ha seguito di poche ore quello dell’inviato di Biden, Amos Hochstein, da lunedì a Beirut, dove ha presentato una proposta per arrivare al cessate il fuoco in Libano. Schema di cui, secondo la televisione pubblica Kan 11, il segretario di Stato ha discusso con Netanyahu.

Il quotidiano libanese al Akhbar, vicino a Hezbollah, in mattinata ha rivelato i punti salienti della bozza: “Lo scopo è impedire qualsiasi presenza armata nelle zone libanesi e nei villaggi vicini al confine”, ossia espandere l’area dove non ci sarà la presenza di Hezbollah a qualche chilometro oltre il fiume libanese Litani. La Forza di interposizione in Libano delle Nazioni Unite (Unifil) verrà rafforzata e avrà l’autorità di perquisire case, veicoli o avamposti sospettati di contenere armi. 

Su cosa ne pensi Netanyahu del piano finora non si è saputo nulla. In serata, il premier ha riunito alti funzionari dell’establishment della sicurezza e alcuni ministri. Mentre dall’Iran il comandante delle guardie rivoluzionarie Mohammad Ali Jafari ha definito improbabile che Israele faccia una “mossa significativa” contro Teheran, immaginando che invece porterà a termine un simbolico “attacco limitato”. Previsione ottimistica che forse nasconde timori ben più allarmanti.

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