Mondo

Bilancio sempre più pesante in Nepal

La testimonianza dal Paese colpito dal terremoto della ticinese Arianna Regis - Il DFAE non ha notizia di cittadini svizzeri tra le vittime

  • 04.11.2023, 18:21
  • 04.11.2023, 20:30
02:54

SEIDISERA del 04.11.23: una testimonianza ticinese dal Nepal

RSI Info 04.11.2023, 18:00

Di: SEIDISERA/RSI Info 

Sono saliti a quasi 160 i morti e alcune centinaia i feriti in Nepal dopo la forte scossa di terremoto della scorsa notte di magnitudo 6.4 che ha colpito in particolare alcune regioni rurali nell’ovest del Paese. Si tratta di un bilancio ancora provvisorio. Le operazioni di ricerca e soccorso sono ostacolate dalle frane innescate dal sisma, che hanno reso impraticabili i collegamenti stradali, in una zona già di per sé di difficile accesso. Nei soccorsi sono impegnate tutte le forze di sicurezza (polizia ed esercito) dei distretti interessati, quelli di Jajarkot e del Rukum Ovest, a circa 500 chilometri dalla capitale Kathmandu.

Secondo il Dipartimento federale degli affari esteri non risultano cittadini svizzeri tra le vittime.

02:19

Violento terremoto in Nepal

Telegiornale 04.11.2023, 12:43

Già nell’aprile e nel maggio del 2015 il Nepal fu colpito da due devastanti terremoti che provocarono oltre 9’000 morti e più di 22’000 feriti. All’epoca le zone interessate dalla scossa di ieri furono risparmiate. Queste dunque le notizie che arrivano dalle agenzie di stampa internazionali.

In Ticino ci sono diverse associazioni che lavorano con il Nepal, e che si erano attivate in particolare in occasione del devastante terremoto del 2015. La RSI ha raggiunto al telefono nel pomeriggio Arianna Regis, che ha fondato l’associazione “Nepal per te Tashi Delek”. Si trova nell’sud-ovest del Nepal e ci aiuta a capire che aria si respira nel Paese. “Noi siamo a Nepalganj. Ho letto dall’Himalayan Times e anche dal Kathmandu Post che Nepalganj ha accolto molti dei feriti del terremoto che principalmente ha colpito i due distretti del Rukum Ovest e di Jakarkot che fanno parte della provincia del Karnali e che, in parte, confinano col Dolpo, dove noi siamo diretti. Il Dolpo è una regione molto vasta che soltanto nel sud e per la parte più diretta verso ovest confina con la zona colpita”.

Voi vi siete resi conto di quel che stava succedendo?

“Noi non abbiamo notato niente in aeroporto, non ci sono stati ritardi, non sembrava che ci fosse alcuna situazione di emergenza. Anche qua la gente intervistata che parla un po’ inglese, parla comunque di una lieve calamità naturale. Anche la nostra guida, che comunque ha raccolto un po’ di informazioni, ci conferma che non è stato qualcosa di così importante”.                

Sappiamo però che il Nepal è una regione ad alto rischio sismico. Cambia la prospettiva? Ricordo che siete a circa 200 chilometri dalla zona più colpita.                

“La scossa più forte di ieri sera, intorno a mezzanotte, ora locale qui a Kathmandu, io l’ho avvertita, ho sentito le finestre che vibravano. Credevo fosse un aereo in partenza. Mio marito neanche si è svegliato. Un nostro amico sherpa, che abita poco sotto non l’ha avvertita. Invece la nostra guida dice di aver avvertito il terremoto e di essere proprio uscito da casa proprio per lo spavento che hanno subito negli anni passati, per il grosso terremoto. Non lo so, c’è da sperare che questa scossa non sia premonitrice di altre. Alla fine è un po’ la preoccupazione qui in Nepal, poiché quando incomincia poi non si sa”.

Voi avete un’associazione “Nepal per te Tashi Delek”, con sede a Claro. Vi siete già mossi?

“Io ho anche dato la mia disponibilità, essendo infermiera, per aiutare nelle zone più colpite, però ho ricevuto da tutti le risposte “non ne abbiano effettiva necessità”. Noi domani mattina partiamo proprio da qui, da Nepalganj che è un po’ il centro di smistamento degli aiuti dell’ovest del Nepal e quindi sicuramente, qualora captassimo problemi o problematiche, o non potessimo partire, vi faremo sapere. Se non ci sentite più è perché tutto è ok. Ho anche intervistato, tra l’altro, un poliziotto nepalese che fa parte proprio della Nepal Army e anche lui dice che la situazione non è così grave”.                

Nonostante queste rassicurazioni mi sembra di sentire un po’ di preoccupazione...

“Lascio sempre la parentesi aperta, perché appunto questo popolo sappiamo è un po’ destinato a subire queste calamità naturali senza mezzi, senza opportunità, senza sicurezza. di essere anche accolti in caso di bisogno sanitario eccetera, quindi speriamo veramente che sia stato soltanto una piccola cosa e che non si riveli poi più di quello che è, con tutto il rispetto per loro, sempre”.
                

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