Evelyn Matthei non perde la speranza e spera in un miracolo, Michelle Bachelet conta le ore per una vittoria che appare scontata e che la farà tornare al Palazzo della Moneda. Per la prima volta nella loro storia, i cileni sono chiamati a scegliere fra due donne, due ex amiche che hanno condiviso parte della loro infanzia e i cui destini sono stati tragicamente separati dal golpe militare del 1973.
Entrambe figlie di militari che presero, allora, due strade diametralmente opposte; Fernando Matthei appoggiò il colpo di Stato guidato da Augusto Pinochet, Alberto Bachelet rimase fino all’ultimo fedele al presidente socialista Salvador Allende e per questo fu arrestato e torturato, morendo pochi mesi dopo, mentre la famiglia era costretta a scappare in esilio. Medica una, economista l’altra, con il ritorno della democrazia Michelle ed Evelyn si sono dedicate alla politica; la prima nel Partito Socialista, la seconda nella destra nostalgica di Pinochet.
La prima è stata presidente dal 2006 al 2010, la seconda senatrice e poi ministro del Lavoro nel governo del presidente uscente Sebastian Pinera. Oggi guardano oltre, in campagna elettorale hanno parlato poco della loro storia in comune e degli anni del regime, concentrandosi piuttosto sui problemi del Cile di oggi, un paese da un’economia solida e in crescita, ma che presenta ancora molte diseguaglianze nella distribuzione della ricchezza e nell’accesso ai servizi di base come Educazione e Salute.
La Bachelet ha saputo allargare la sua base di consenso; dalla Concertazione di centrosinistra ad una coalizione che include anche i comunisti, la cui figura più emblematica è la giovane leader degli studenti Camilla Vallejo, eletta recentemente deputata. Un mese fa la Bachelet ha mancato di un soffio la vittoria, la Matthei dovrebbe rimontare oltre venti punti di distacco, un’impresa che appare francamente impossibile.
La candidata della destra ha chiesto ai cileni di compiere un miracolo ricordando il salvataggio dei 33 minatori nel deserto di Atacama tre anni fa, il momento di massima popolarità del presidente Pinera, oggi in caduta libera. “Siamo Davide contro Golia - ha detto - ma ce la possiamo fare. Siamo riusciti a salvare i 33 minatori, basta crederci per davvero !“.
Sono le prime elezioni presidenziali in Cile con voto facoltativo per tutti i maggiorenni; in passato era obbligatorio votare ma solo per i cittadini che si iscrivevano negli albi elettorali. Nonostante ciò, l’affluenza al primo turno sono andati alle urne poco meno della metà degli aventi diritto: un dato poco incoraggiante per un paese che ha riconquistato la democrazia da meno di 25 anni.
Emiliano Guanella