"L'aspetto novità incarnato da Eric Zemmour gioca un ruolo, ma c'è anche la svolta a destra della Francia ormai in corso da anni": Astrid de Villaines, responsabile della pagina politica del sito di informazione Huffington Francia, analizza il fenomeno politico del momento nel Paese: il polemista 63enne figlio di genitori ebrei di origine algerina, prima ancora di essere ufficialmente candidato, è dato al secondo turno delle presidenziali del prossimo anno. Tre sondaggi lo vedono al secondo posto dietro ad Emmanuel Macron con il 17-18% delle preferenze, di misura davanti alla "tradizionale" candidata di quell'area, Marine Le Pen, che in molti non vogliono vedere ancora una volta al ballottaggio.
In Francia "l'estrema destra ha campo libero su molti temi, ma anche una leader che ha dimostrato di non essere così preparata", afferma de Villaines. "Zemmour ne ha approfittato, come ha approfittato del populismo che non risparmia la Francia. Zemmour sta dando uno scossone al mondo politico e alla società e si sta creando uno spazio di manovra che, stando i sondaggi, è reale".
Non è dunque solo un fenomeno mediatico?
"Personalmente non credo, perché quando si va agli incontri che organizza per la promozione del suo ultimo libro, le sale sono piene. E spesso sono incontri a pagamento, si paga fino a 20 euro. Poi vende molti libri: con "Il suicidio francese" ha venduto mezzo milione di copie, che è tantissimo. E quando era in onda sulla rete televisiva Cnews (ora è sospeso perché è già considerato un candidato ) faceva dei risultati di audience alti. Una parte di francesi è attirata da questo personaggio, ovviamente in relazione a tematiche di estrema destra e della destra classica in quanto Zemmour unisce più elettorati".
Piace più agli elettori della destra conservatrice dei Républicains o di quella estrema del Rassemblement National?
"Ruba voti a entrambi. Piace molto a chi aveva votato il candidato dei repubblicani all'ultima presidenziale, François Fillon, quindi a un elettorato cattolico conservatore, ma l'aspetto sorprendente è che riesce a prendere voti tra gli astensionisti, tra chi è da un po' che non va a votare. E li ha sedotti, oltre che per le sue posizioni, per come sa raccontare. Secondo l'ex presidente francese Nicolas Sarkozy, Zemmour è il sintomo del vuoto politico, ed è una definizione piuttosto corretta. Marine Le Pen ha mostrato le sue debolezze, i repubblicani sceglieranno il loro candidato solo a dicembre... e se si osserva la sinistra, non è sul tema, non riesce a rilanciarsi.... il Paese è fortemente orientato verso l’estrema destra e sembra che tutti subiscano questa situazione".
RG 18.30 del 28.10.2021 L'intervista di Chiara Savi a Astrid De Villaines, responsabile della pagina politica del sito di informazione Huffington Francia
RSI Info 28.10.2021, 19:59
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Chi è Eric Zemmour
Nato e in parte cresciuto nella periferia parigina, in una famiglia ebraica di origini algerine, studi in scienze politiche, Eric Zemmour, 63 anni, è una firma del quotidiano di destra Le Figaro. Il grande pubblico, però, lo scopre in televisione, nel 2002. I temi dell'immigrazione, dell'identità nazionale, della perdita dei valori culturali della Francia, sono da sempre il cavallo di battaglia di Zemmour. Grande appassionato di storia, di cui ha scritto e fa sfoggio a ogni suo intervento. Nel corso degli anni il suo discorso di destra si fa più duro: arabi neri e Islam sono i suoi nemici giurati. Le dichiarazioni contro l'Islam gli valgono una condanna per incitamento all'odio razziale, che non lo ferma. Fa sua la teoria complottista che descrive la presunta sostituzione dei popoli europei con cittadini arabo-musulmani. Nemmeno Marine Le Pen l'ha mantenuta nel suo repertorio. Attacca le donne, a suo dire incompatibili con il potere, difende il maresciallo Pétain, capo del governo collaborazionista al servizio dei nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale, che a suo dire "ha difeso gli ebrei di Francia". Trova nel canale televisivo privato Cnews una Fox News francese, un pulpito da cui commentare i fatti del giorno. Rigetta però il parallelismo con Donald Trump, anche lui commentatore televisivo, perché lui, a differenza dell'ex presidente americano, "si è fatto da solo".