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La Monsanto al contrattacco

La multinazionale reagisce alla recente condanna che la obbliga a pagare 289 milioni di dollari a un giardiniere malato di cancro

  • 11 agosto 2018, 22:48
  • Oggi, 00:39
Il logo della Monsanto all'ingresso di una fattoria dove si sperimentano i suoi diserbanti

Il logo della Monsanto all'ingresso di una fattoria dove si sperimentano i suoi diserbanti

  • Reuters
Di: AFP/ATS/Reuters/EnCa/pon 

Monsanto non ci sta a pagare 289 milioni di dollari a un malato di cancro, Dewayne Johnson, 46 anni, che aveva citato in giudizio il colosso della chimica industriale, incolpandolo del fatto che un pesticida della marca usato nell’azienda dove lavorava gli aveva provocato un tumore ormai in fase terminale. La multinazionale ha infatti interposto ricorso e comunicato che secondo 800 studi scientifici, una sostanza chimica come il glifosato contenuto in un erbicida non è cancerogeno e non avrebbe causato la malattia al paziente, un ex giardiniere e custode scolastico.

La società specializzata in biotecnologie agrarie si è detta "solidale con il malato e la sua famiglia", ma continua a proclamare l’innocenza dei suoi prodotti a base di glifosato, sostenendone che il suo uso è sicuro "dopo una storia di oltre quarant’anni d’impiego".

Tuttavia, Johnson non è il solo ad aver intentato una causa contro Monsanto a causa di un suo prodotto. Negli Stati Uniti sono infatti oltre 5'000 le denunce del tutto simili a quella del giardiniere californiano e la sentenza della corte di San Francisco potrebbe dunque costituire un precedente per centinaia di nuovi processi contro la Monsanto, che ha sede a Saint Louis (Missouri) ed è stata recentemente integrata nel conglomerato germanico Bayer.

Tra queste anche una donna californiana di 69 anni, Christine Sheppard. Anche a lei, nel 2003, è stato diagnosticato un linfoma. Le diedero pochi mesi di vita. Per curarsi, dovette vendere la sua piantagione di caffè. Per lei la colpa è del roundup, erbicida della Monsanto che spruzzava sulle erbacce portando il nebulizzatore sulle spalle. Di protezioni non si parlava.

Il suo cancro è in remissione, ma chiede ancora giustizia. Prima di questa condanna, Monsanto aveva già raggiunto un'intesa extragiudiziale con una località della Virginia occidentale che per anni aveva ospitato uno stabilimento di produzione del principale ingrediente di un prodotto usato abbondantemente dall'esercito in Vietnam. Nel 2015 è stata condannata a risarcire una vittima francese di un altro suo diserbante, ora proibito in molti Stati.

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