Dieci anni fa il 25 aprile 2015 la terra ha tremato per diversi minuti in Nepal con una intensità 7,8. Oltre 9’000 persone persero la vita, un milione di case crollarono e oltre 35’000 aule scolastiche furono messe fuori uso per mesi se non anni.
Il Nepal oggi resta un paese economicamente svantaggiato con una fortissima emigrazione delle leve più giovani, eppure si è rimesso in piedi: interi villaggi sono risorti dalle macerie, anche con l’aiuto della popolazione svizzera che ha donato olte 32 milioni di franchi.
Il turismo è la linfa vitale ma si concentra in tre o quattro destinazioni iper-frequentate, causando forti tensioni tra la presenza umana e l’ambiente naturale. Pensiamo all’Annapurna, all’Everest o al distretto di Pokhara.
Per questo i trek fuori dalle piste battute sono importanti: portano i turisti in zone dimenticate ma bellissime, raggiungibili solo dopo ore di jeep su strade non asfaltate,ma che compensano con paesaggi incontaminati e viste mozzafiato.
È il caso del sentiero Tsho Rolpa, che porta ai 4’580 metri dell’omonimo lago. Dopo il terremoto il percorso era diventato impraticabile. Con l’aiuto della cooperazione svizzera, gradino dopo gradino è stato totalmente ripristinato. La sua realizzazione ha dato lavoro a quasi 500 abitanti. Ora numerose guesthouse, alloggi umili ma accoglienti, punteggiano il cammino. Sono una importante fonte di reddito per la gente del posto che altrimenti emigra a Kathmandu o all’estero per mancanza di lavoro. Il percorso dura da 4 a 8 giorni e permette di non dormire mai in tenda e di trovare sempre un pasto caldo. Nel 2024 il parco naturale che include il trek ha visto la presenza di 1900 alpinisti, in tutte le stagioni: in inverno per camminare sul lago ghiacciato e in estate o autunno per ammirare le fioriture e godere le temperature più miti.