Giovedì 8 giugno è la giornata mondiale di un'inestimabile risorsa naturale al mondo, gli oceani. Un ambiente che, a sottolinearlo anche le parole del Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, è a rischio a causa dello sfruttamento economico dei mari.
L'estrazione di materie prime dai fondali sta infatti diventando interessante per l'industria delle energie rinnovabili. Seppure al momento non sia permesso, le cose potrebbero presto cambiare a anche la Svizzera - che finora non ha preso posizione - dovrà esprimersi su un tema tanto spinoso.
Emblematico è il caso dello Stato dell'Isola di Nauru, appartenente all'Oceania. Questo ha messo le mani avanti per poter sfruttare economicamente un giorno le risorse che giacciono in profondità. Nauru, lo ricordiamo, è una minuscola repubblica nel mezzo dell'Oceano Pacifico con poco più di 12mila abitanti. Il lavoro di cui sopra potrebbe spettare ad una società nordamericana con investitori anche svizzeri. La comunità scientifica mette in guardia: Thomas Frölicher, già fisico ambientale all'Università di Berna, non usa giri di parole commentando le ricerche effettuate per conoscere le conseguenze dell'estrazione di metalli dal suolo negli anni '80. "L'impatto probabilmente è irreversibile. Alcune specie locali sono estinte, l'ecosistema è compromesso". Conseguenze visibili a 40 anni di distanza.
E questo - dice - essenzialmente per sedimenti che si sono creati, ma anche dal rumore, dalla luce o dalla compressione del suolo causati dai macchinari per l'estrazione. Frölicher, con il suo collega dell'Università di Losanna, Samuel Jaccard, ha appena stilato un rapporto su mandato della Confederazione sull'attuale stato di queste conoscenze. Si è basato sulla poca letteratura esistente.
"Questa zona del mare così profonda- dice - ospita uno dei più diversificati ecosistemi marini. Comprende habitat vulnerabili e diverse specie sconosciute e tutte le prove scientifiche che abbiamo trovato indicano che l'estrazione ha un impatto nocivo. Quindi raccomandiamo un approccio precauzionale per questa attività per assicurare la protezione per questi habitat". Secondo i professori ci sono davvero molte ricerche da fare prima di poter dire se queste estrazioni possano essere permesse o meno, mentre il tempo stringe invece per l'autorità internazionale dei fondali marini che a metà luglio deciderà sulla licenza di estrazione. Quattordici paesi membri, tra cui Francia e Germania, hanno già firmato una moratoria in questo senso. Il Consiglio federale prenderà una posizione entro fine giugno.