Per la decima volta in tre mesi a Belgrado e in altre città della Serbia si sono svolte manifestazioni antigovernative organizzate da vari partiti e movimenti di opposizione che accusano la dirigenza di alimentare una cultura dell'intolleranza e della violenza, culminata con le due stragi che all'inizio di maggio hanno sconvolto l'intero Paese.
Dopo essersi radunati davanti al parlamento, i dimostranti hanno sfilato lungo le strade del centro, passando davanti al quartier generale della radiotelevisione pubblica di cui contestano la dipendenza dal potere.
Con lo slogan “La Serbia contro la violenza” gli oppositori chiedono le dimissioni del ministro dell'interno e del capo dei servizi segreti. Contestati anche giornali e emittenti televisive private che di fatto sono spesso il megafono del governo.