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I progetti realizzati ad Haiti

Dopo la distruzione la ricostruzione, il diario di Stefania Verzasconi

  • 4 ottobre 2013, 10:46
  • 30 maggio 2023, 17:02
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Si prepara il pranzo

Oggi, quarto giorno sull'isola, siamo partiti all'alba da Port au Prince, direzione ovest, verso il Petit Goâve. Durante il tragitto ci fermiamo a Darbonne, a visitare una scuola completamente ricostruita dopo il terremoto da Caritas Svizzera.

Lo stabile, che ospita 500 studenti, funziona in modo autonomo, con pannelli solari e cisterne che raccolgono l'acqua piovana. Degli studenti, stranamente, nessuna ombra, anche se le scuole hanno aperto ufficialmente da quattro giorni. Le maestre aspettano invano i loro alunni. "Qui di solito l'apertura delle scuole è progressiva. Si attende fino a una settimana, le famiglie devono trovare i soldi per le uniformi e le tasse scolastiche… e poi c'è stata la festa patronale e una messa per gli allievi", ci spiega il direttore della scuola. Nulla di preoccupante dunque.

Nuove case

Continuiamo il viaggio, lungo una strada-fiume che attraversa zone sempre più rurali. La ricchezza della natura è impressionante, palme, banani, manghi ovunque, in un triste contrasto con la povertà della gente. Si vedono capre, galline e mucche, ma la maggior parte delle persone è disoccupata e fatica a condurre una vita normale. Raggiungiamo la comunità di Cabaret, a sud della città di Léogâne. È qui che Caritas, grazie ai finanziamenti della Catena della Solidarietà, ha costruito 210 case. Nel villaggio abitano 740 famiglie, circa 3'500 persone.

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Adesso l'organizzazione si prepara a costruire altre 330 abitazioni che saranno consegnate entro marzo 2015. Gli edifici sono resistenti agli uragani, ai terremoti e dispongono di un sistema di recupero dell'acqua piovana, di una cisterna e delle latrine. A cotè della costruzione fisica dei nuovi quartieri, Caritas promuove anche la sensibilizzazione della popolazione sui temi legati all’igiene.

Collegamenti non facili

I problemi logistici, in particolare le infrastrutture viarie rallentano i cantieri. Alcune zone, fino a poco tempo fa, erano inaccessibili. La popolazione, le donne incinte in particolare, riuscivano a fatica a raggiungere le strutture ospedaliere di Léogâne. "Ora arrivano anche i "tape-tape", i taxi collettivi tipici dell'isola", ci raccontano i responsabili del progetto. Le invidie non mancano tra chi ha potuto beneficiare di una casa nuova e chi invece è rimasto nelle quattro mura distrutte dal terremoto.

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Per allentare la tensione, Caritas offre dei lavori temporanei ai meno fortunati. I beneficiari sono stati selezionati attraverso criteri molto precisi per evitare disparità di trattamento. Caritas inoltre forma i giovani delle regione: sono stati creati, ad esempio, più di 30 gruppi di muratori. Si cerca dunque di evitare di concentrarsi unicamente sui beneficiari delle case, ma di stimolare le attività di tutta la regione.

Stefania Verzasconi

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