L'Ufficio federale di statistica ha contato 2'130 morti nella prima ondata pandemia della primavera del 2020, circa 400 in più rispetto all'Ufficio federale della sanità pubblica, che diffonde il quotidiano bollettino delle vittime del Covid-19 in Svizzera.
I dati più affidabili sono quelli dell'UST e la ragione della discrepanza, spiega il responsabile della sezione della statistica svizzera Rolf Weitkunat, "è dovuta alla diversità dei due sistemi di raccolta dei dati. L'Ufficio di statistica si basa sulle informazioni degli uffici di stato civile, che archiviano gli atti di morte emessi dai medici e che contemplano le cause del decesso. Si ha quindi una visione dettagliata e complessiva del fenomeno". L'UFSP, invece, "ha dovuto creare in fretta e furia un sistema di raccolta dati centralizzato, non sempre preciso a causa dell'emergenza e della complessità", afferma Weitkunat. Sono quindi numeri disponibili più rapidamente, ma basati sul riempimento di un formulario e non esatti come quelli ricostruiti ora a un anno e mezzo di distanza.
Questi ultimi chiariscono pure che in quasi il 95% dei casi si è trattato di decessi dovuti al Covid e non "con Covid", dove cioè l'infezione da coronavirus è stata una causa concomitante.
Gli esperti di Neuchâtel sono al lavoro attualmente sulle cifre della seconda ondata. Fra novembre e dicembre del 2020 l'UFSP aveva registrato 80-90 morti al giorno e anche in questo caso c'è da attendersi una correzione al rialzo "di almeno il 20%". Risultati complessivi per il 2020 potrebbero essere noti in agosto.
Per l'insieme della pandemia i dati saranno disponibili invece solo a fine anno o all'inizio del 2023, ma appare già chiaro che il bilancio attuale (che allo stato di oggi è di 12'440 morti) dovrà essere rivisto al rialzo.