Gli altoparlanti che trasmettono a tutto volume "Nel blu dipinto di blu" all’interno di Expo il giorno dopo la chiusura danno un tocco surreale e malinconico al vuoto rimasto nel Cardo e nel Decumano, le due vie principali dell'esposizione universale, che si è tenuta a Milano.
Dove c'erano le code, ora il vuoto
Una musica dolce, che suona esclusivamente per quelle poche persone che ritornano al lavoro nei padiglioni e che stentano nel credere di non dover sgomitare fra la folla per non arrivare in ritardo all’inizio del turno. Fra di loro vi è anche una sessantina di collaboratori che per sei mesi ha dato il benvenuto a 2,1 milioni di visitatori al padiglione svizzero e che adesso si trova dover svolgere un'attività ben diversa: svuotare le torri dalle scatole di caffé e sale rimaste.
Quale destino per le torri?
Durante i lavori per smontare la struttura elvetica era presente, tra gli altri, anche Noah Baumgartner, architetto dello studio che ha ideato e costruito il le torri. "Credere in questa idea e difenderla dai vari fattori che hanno influenzato il progetto è stata la nostra più grande sfida degli ultimi tre anni", racconta con un pizzico di nostalgia. Adesso che il sipario è calato su Expo, il destino delle torri, che possono essere riutilizzate come serre urbane, è incerto. "Mi piacerebbe che il padiglione abbia una seconda vita da qualche parte", confessa aggiungendo: "Ma questa decisione non dipende da me...".
Zeno Zoccatelli