Il Beato, custodito attualmente a Balerna, vale la candela? Se lo stanno chiedendo all’Assemblea regionale siciliana dove lo scorso ottobre il deputato Sebastiano Fabio Venezia ha inoltrato un’interpellanza per restituire alla comunità di Leonforte (comune di circa quindicimila abitanti in provincia di Enna) una “pregevolissima opera” d’arte.
Il dipinto, o meglio il trittico composto da tre pannelli lignei a tempera su fondo oro, raffigura un “Giudizio Universale”, risalente verosimilmente agli anni 1570-1580, ma che “da diversi studiosi”, stiamo citando dall’interpellanza, è attribuito a Giovanni da Fiesole, detto l’Angelico e alla sua bottega. Un nome di peso nella Storia dell’arte, noto soprattutto per le Annunciazioni che fanno capolino da ogni manuale scolastico.
![Il "Giudizio Universale" tra congelatori e forni da pizza sul sito delle aste.jpg](https://cleaver.cue.rsi.ch/public/info/ticino-grigioni-e-insubria/2595663-eufrad-Il-Giudizio-Universale-tra-congelatori-e-forni-da-pizza-sul-sito-delle-aste.jpg/alternates/original/2595663-eufrad-Il-Giudizio-Universale-tra-congelatori-e-forni-da-pizza-sul-sito-delle-aste.jpg)
Il "Giudizio Universale" tra banco frigo e forno da pizza sul sito delle aste
Attualmente, invece, il “Trittico di Leonforte” purga i suoi peccati sul sito delle aste della Sezione di esecuzione e fallimento del Canton Ticino. Sullo schermo è visibile accanto a un banco frigo, marca Tecnodom Spa, proveniente dal negozio Zio Pippo di Lugano. L’Ufficio di esecuzione ne annuncia la vendita all’incanto al Punto Franco di Balerna il prossimo 11 marzo alle 10.30.
![Il "Trittico di Leonforte" che andrà all'asta a Balerna.jpg](https://cleaver.cue.rsi.ch/public/info/ticino-grigioni-e-insubria/2595159-aed576-Il-Trittico-di-Leonforte-che-andr%C3%A0-allasta-a-Balerna.jpg/alternates/original/2595159-aed576-Il-Trittico-di-Leonforte-che-andr%C3%A0-allasta-a-Balerna.jpg)
Il "Trittico di Leonforte" che andrà all'asta a Balerna
Per la comunità leonfortese, dunque, il tempo stringe. Lo conferma alla RSI lo stesso sindaco Piero Livolsi (del Partito Democratico, come lo stesso Venezia) che, avuta notizia dell’asta, promette di attivarsi: “Visti i tempi stretti pensare a un acquisto con fondi pubblici regionali è molto complicato, ma mi muoverò sicuramente per capire se il Comune assieme a privati può tentare di aggiudicarsi il dipinto”.
![I beati dipinti, forse, dal Beato.jpg](https://cleaver.cue.rsi.ch/public/info/ticino-grigioni-e-insubria/2595156-egkdl1-I-beati-dipinti-forse-dal-Beato.jpg/alternates/original/2595156-egkdl1-I-beati-dipinti-forse-dal-Beato.jpg)
I beati dipinti, forse, dal Beato (particolare del "Trittico di Leonforte")
Ma cerchiamo di riavvolgere il nastro delle traversie vissute da questa opera d’arte contesa. Va premesso che il “Trittico di Leonforte” rappresenta una versione fedelissima di un trittico del Beato Angelico, questo di sicura attribuzione, conservato alla Gemäldegalerie di Berlino (vedi foto sotto). Messe a confronto le due opere sono due “gocce d’acqua”, con la differenza che i colori della versione leonfortese sono decisamente più squillanti rispetto alla patina che trasuda dall’originale. Una spiegazione sta forse nel fatto che il “Trittico di Leonforte” è stato sottoposto a restauro nel 2017. Ne parla la relazione sugli interventi eseguiti dall’Institute for Fine Art Research & Conservation di via Canova a Lugano. L’originale berlinese brilla invece per un fondo d’oro finemente inciso, mentre nella versione siciliana il fondo appare piatto.
![Il "Giudizio Universale" della Gemäldegalerie di Berlino.jpg](https://cleaver.cue.rsi.ch/public/info/mondo/2595117-g727vl-Il-Giudizio-Universale-della-Gem%C3%A4ldegalerie-di-Berlino.jpg/alternates/original/2595117-g727vl-Il-Giudizio-Universale-della-Gem%C3%A4ldegalerie-di-Berlino.jpg)
Il "Giudizio Universale" dell'Angelico alla Gemäldegalerie di Berlino
La storia, si diceva: l’opera - come ricostruisce lo studioso Francesco Lo Gioco è attestata per la prima volta nel 1624 tra i beni del nobile siciliano Fabrizio Branciforte. Fu quindi ceduta a Nicolò Placido Branciforte, fondatore e principe di Leonforte, il cui figlio anni dopo la collocò nel Convento dei Padri Cappuccini di Leonforte. Definitivamente? Queste erano le volontà di Giuseppe Branciforte che, nel testamento del 4 giugno 1698, pone al Convento, parlando del lascito, la condizione che “non lo possano detti padri per qualsivoglia causa o necessità per urgente che sia né per qualsivoglia ordine da loro superiori o altro levare né alienare”.
Invece il “Trittico di Leonforte”, malgrado l’opposizione dei frati, nel 1907 fu prelevato dalla chiesa dagli eredi del Conte Giovan Calogero Li Destri che nel 1852 aveva comprato dalla famiglia Branciforte tutti i beni esistenti a Leonforte. Nel 1910 la Sovrintendenza per i monumenti delle province di Catania e Siracusa pone un vincolo di tutela sul dipinto. Vincolo che però viene revocato nel 1975 dalla Soprintendenza di Palermo che, leggiamo ancora dall’interpellanza del deputato Venezia, “classificò erroneamente (e stranamente) l’opera come una copia ottocentesca del trittico berlinese”.
Tolto il vincolo si apre per l’opera la stagione travagliata delle aste, che non si è ancora chiusa. Nel 1987 il “Giudizio” stava per essere battuto da Christie’s a Roma ma l’operazione venne bloccata dai carabinieri a seguito di una denuncia del frati cappuccini (allora esistevano ancora) che ne rivendicavano la proprietà.
L’ordine religioso non poté nulla l’anno dopo, quando il dipinto venne nuovamente messo all’asta e venduto a un collezionista romano G. M., che nel 2011 contattò l’allora sindaco di Leonforte per un eventuale vendita che non ci fu. Il prossimo 11 marzo, a Balerna, la vendita sarà invece imposta dall’Ufficio di esecuzione di Mendrisio. Gli eredi di G. M., nel frattempo deceduto, vengono indicati come debitori e il ricavato dell’opera servirà appunto a ripianare lo scoperto, il cui importo non viene indicato.
Visto da Leonforte appare invece interessante la base d’asta fissata dall’Ufficio di esecuzione: “Il trittico è aggiudicato al maggior offerente dopo tre chiamate se l’offerta di questi supera il prezzo minimo di aggiudicazione di franchi 5’000”. Dopo di che, a rilanci minimi di 1’000 franchi, la cifra potrà lievitare senza limiti. Ma la base di partenza è vista come incoraggiante dal sindaco Livolsi, che aveva avuto notizia di un valore di mercato attorno ai 240’000 euro: “Mi ero scoraggiato perché un conto è partire da 5’000 franchi, altro da 50’000”.
La non “adamantina” attribuzione al Beato Angelico potrebbe scoraggiare altri acquirenti? “Di sicuro per noi questo dipinto ha un valore simbolico, perché apparteneva alla famiglia fondatrice dei Branciforte. Per altri penso che ci sia molto meno interesse”. Il trittico potrebbe invece avere un suo perché a Leonforte dove, continua il sindaco, “stiamo attivando una Pinacoteca. Abbiamo anche dipinti di Filippo Liardo, un pittore locale”. Il Beato sarebbe quindi l’opera che corona un sogno.
Beato Angelico è anche l’attribuzione che mette nero su bianco lo storico Rolando Bellini, già professore di Storia dell’Arte all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. In una perizia commissionata dallo stesso proprietario G. M., che figura nella documentazione dell’Ufficio di esecuzione, il Bellini afferma essere il “trittico di Leonforte” un “frutto incontestabile del prolifico atelier dell’Angelico”. Un’opera su cui “lo stesso Beato Angelico è intervenuto personalmente, pur affidando parti o segmenti del trittico agli aiuti, come di prassi negli atelier rinascimentali”. E ancora, “il cospicuo materiale d’archivio e storico conferisce al Trittico di Leonforte (...) un’aura di unicità davvero straordinaria”.
Dopodiché va ricordato che ci sono autorevoli studiosi che datano l’opera più tarda, come Gerardo de Simone o Andrea De Marchi, che attribuisce il trittico a Scipione Pulzone (1544-1598), pittore della Controriforma. L’opera, o forse la fotografia dell’opera, infine era stata visionata dall’occhio mnemonico di Federico Zeri, uno dei massimi conoscitori del secolo scorso. Sul retro della fotografia del “Trittico di Leonforte”, di sua mano Zeri scrisse “copia di quello di Berlino”. Un’ulteriore nota anonima a matita, secondo quanto riporta sempre la fototeca online della Fondazione Zeri dell’Università di Bologna, lascia aperto l’interrogativo: “copia cinquecentesca?”.
E qui si rimane, il Beato di Balerna vale la candela? Il prossimo 11 marzo se ne potrebbe sapere qualcosa di più.
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