Nessuna scemata imputabilità. Il 32enne eritreo era perfettamente lucido quando, nella notte tra il 20 e il 21 gennaio scorsi, aggredì la moglie tra le mura del loro appartamento di Chiasso. Lo ha stabilito la perizia psichiatrica disposta dal procuratore pubblico Roberto Ruggeri per chiarire il suo stato al momento dei fatti. Il rapporto ha escluso inoltre il pericolo di recidiva. Il rischio che cioè possa compiere di nuovo atti simili.
Era circa la 1.30 quando tra i due scoppiò il litigio. A scatenare l’ira del 32enne la gelosia nutrita verso la compagna. In un crescendo di rabbia afferrò un manubrio da palestra, con il quale la colpì ripetutamente alla testa. Le ferite inferte – ha accertato l’inchiesta – erano potenzialmente letali. La 35enne venne ricoverata in ospedale. Per fortuna se la cavò senza essere mai stata in pericolo di morte.
Il manubrio è risultato compatibile con i riscontri medici. La conferma l’ha data un’altra perizia: quella tecnico-scientifica, allestita dagli esperti del Forensisches Institut di Zurigo per verificare la questione e, più in generale, ricostruire l’intera dinamica. Esercizio difficile, anche perché la vittima (rappresentata da Marina Gottardi) non ricorda più nulla di quanto accaduto.
Nell’appartamento di via Bossi c’erano i due figli della coppia, che il 32enne portò poi con sé. Imboccò l’autostrada e si diresse a nord. La polizia bernese lo fermò a Brienz qualche ora più tardi. “Non stavo fuggendo – ha dichiarato agli inquirenti. Volevo soltanto portarli al sicuro prima di tornare e costituirmi.” Il cittadino eritreo (difeso da Carolina Lamorgese) si trova tuttora in carcere, dove ha cominciato a espiare anticipatamente la pena. Tentato omicidio e lesioni gravi i reati ipotizzati nei suoi confronti.
Verso chiusura inchiesta per tentato omicidio a Chiasso
Il Quotidiano 17.12.2024, 19:00