La questione delle piene del Verbano è strettamente connessa con quella dei livelli estivi e invernali del lago e dei deflussi minimi del Ticino a valle di Sesto Calende.
Da parte Svizzera si vorrebbe potenziare la diga della Miorina per gestire meglio le situazioni di acqua alta, che minacciano in particolare la zona urbanizzata del Quartiere Nuovo a Locarno. E nella scorsa primavera si era criticata, con tanto di lettera inviata a Roma, la sperimentazione unilaterale portata avanti sul versante italiano riguardante l’innalzamento a 1 metro e mezzo oltre lo zero idrometrico (invece del tetto massimo previsto a 1 metro), del Lago Maggiore nel periodo estivo. Operazione che aveva lo scopo di garantire una portata adeguata del Ticino per le attività agricole e idroelettriche e per tutelare la fauna e la flora delle zone umide (alla fine l’Autorità di bacino aveva optato per il temporaneo compromesso a 1,25 metri).
Ma la complessa materia è regolata, almeno in parte, anche da accordi italo-svizzeri e la Confederazione, come detto, intende essere coinvolta anche nelle decisioni che concernono la gestione delle piene mentre, sul versante opposto, si osserva che esiste un problema di esondazioni anche a valle del Verbano. Su tutta questa tematica dovrebbe attivarsi da tempo un gruppo di lavoro misto incaricato ad aggiornare i criteri in vigore alla luce dei recenti sviluppi ma per il momento, secondo recenti informazioni, Roma tarda a designare gli esperti di sua competenza.
Leonardo Spagnoli
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