Le industrie ticinesi devono restare competitive anche nei prossimi 10-15 anni. La ricetta - o le ricette - passano attraverso una visione, che deve essere discussa e condivisa dagli attori del territorio, pubblici e privati, istituzioni, aziende e associazioni.
Il Piano strategico per lo sviluppo economico del Cantone Ticino è un documento di un centinaio di pagine redatto dall'Associazione Industrie Ticinesi AITI, che verrà presentato all'assemblea ordinaria delle ditte associate la settimana prossima e messo in consultazione. Lo scopo però è anche stimolare una discussione col paese e in particolare lo Stato, affinché garantisca le condizioni quadro per l'innovazione, le opportunità per imprenditori e lavoratori.
Come? Rafforzando collaborazioni tra aziende e scuole, aggiornando l'orientamento scolastico verso formazioni industriali, evitando aumenti di imposte, rendendo più attrattive le professioni, impiegando manodopera estera senza sostituire quella residente...
“Non vogliamo fare politica, che lasciamo fare ai politici – dichiara Oliviero Pesenti, presidente AITI – Noi chiediamo solo ai politici di ascoltarci. Finalmente. La nostra è una proposta che arriva dal basso con proposte concrete”.
La sensazione è però che la politica secondo voi non sta facendo abbastanza. “Lo stato sta facendo quello che può fare – replica Pesenti – però sarebbe bene farlo insieme, mettendo insieme due modi di vedere e ascoltando le nostre preoccupazioni. Le aziende sono poi quelle che creano benessere e posti di lavoro”.
Il documento nasce da un sentimento di frustrazione e di non essere capiti dallo Stato? “No – replica Stefano Modenini, direttore AITI - È però chiaro che siamo in un momento nel quale bisogna fare delle scelte di fondo per il Paese e su questo bisogna confrontarsi. Noi abbiamo delle idee, le mettiamo sul tavolo ed è giusto che anche gli altri possano esprimersi, ma alla fine bisogna prendere delle decisioni”.