"Questo è un lavoro fatto da professionisti: ci vogliono molti soldi e molte ore per una modifica del genere”. Sguardo attento e mani consumate dal lavoro sul campo, il sergente Mirco Tettamanti - del gruppo specialisti visite delle guardie di confine - di automobili adibite al trasporto di droga ne ha smontate tante, ma ancora si sorprende quando ce ne mostra una in cui è stato ricavato un vano lungo quasi tutta la scocca, adibito al trasporto di droga. Storie come questa dimostrano come il Ticino sia diventato un vero e proprio corridoio per il trasporto degli stupefacenti, soprattutto di cocaina. Droga trasportata su gomma attraverso l’asse nord-sud, acquista sulle piazze olandesi o in quelle del sud e dell’est del Vecchio continente, per viaggiare in nascondigli tutt’altro che di fortuna all’interno di automobili o nei rimorchi dei mezzi pesanti. In speciali alcove realizzate da capaci carrozzieri ed elettrauto al soldo delle organizzazioni criminali. Le guardie di confine, negli ultimi tre anni, hanno messo le mani su quasi 60 chilogrammi di cocaina: oro bianco in grado di fruttare milioni alle organizzazioni criminali che ne gestiscono la compravendita. Sessanta chilogrammi di polvere bianca: numeri ancora contenuti se paragonati ad altre realtà, ma che potrebbero essere solo la punta dell’iceberg, considerato l’enorme flusso di veicoli in transito alle frontiere italo-svizzere.
Ticino e Grigioni
Il corridoio della cocaina
di Ludovico Camposampiero e Fabio Salmina