Trasportavano fisicamente l’oro dall’Italia alla Svizzera dove veniva caricato su piccoli aerei privati che dall’aeroporto di Lugano-Agno si dirigevano a loro volta in Croazia e Slovenia. Con l’appoggio di società basate in Spagna, Inghilterra e Emirati Arabi, veniva prodotta la documentazione per far risultare il metallo giallo “pulito”. Metallo giallo che – sfruttando l’assenza di controlli durante lo scalo tecnico – spiccava nuovamente il volo verso lo scalo ticinese e, una volta varcati i confini della Confederazione, diventava oro da investimento.
È questo il retroscena svelato alla RSI dal tenente colonnello delle fiamme gialle Sergio de Francesco, riguardante il contrabbando da ben 190 milioni di euro portato alla luce dalla guardia di finanza di Como. Gli inquirenti non escludono che voli del genere possano anche essere stati effettuati allo scalo di Locarno.
Tredici persone sono finite nelle maglie della giustizia e sono indagate in italia per contrabbando e riciclaggio di denaro: la metà risiede nel nord Italia, le altre in Svizzera.
Romina Lara/ludoC