Ticino e Grigioni

La "lista Baranzini" per il futuro del Ticino

Il professore, ospite a 60 minuti, ha elencato le piste da seguire per rilanciare l’economia e il mercato del lavoro

  • 29 settembre 2020, 13:36
  • 22 novembre, 18:27
04:07

Il futuro del Ticino: la ricetta del prof. Mauro Baranzini

RSI Info 29.09.2020, 13:35

Di: 60 Minuti/ludoC 

Diverse piste, tutte molto concrete, per sostenere il mercato del lavoro e rilanciare l’economia ticinese: sono quelle illustrate ieri sera (lunedì) durante la trasmissione 60 minuti dal professor Mauro Baranzini, all’indomani delle votazioni federali che hanno visto il cantone approvare l’iniziativa UDC per la limitazione dell’immigrazione (iniziativa bocciata però a livello nazionale).

I ticinesi, ha spiegato l’economista, “sono andati a votare con tre cose che ‘picchiavano loro sulla testa’: che il reddito medio cantonale è di 1'000 franchi inferiore a quello nazionale; che le donne guadagnano in media 1'000 franchi in meno della media ticinese e che i frontalieri guadagnano in media 1'000 franchi in meno della media ticinese, cosa che non succede in altri cantoni di frontiera, e questo ha un effetto di pressione sui salari e di sostituzione di manodopera indigena con quella estera”.

Diverse strade da percorrere

È un problema reale, aggiunge Baranzini, sentito sulla pelle dei ticinesi. Come risolvere questa situazione? Il professore ha elencato diverse strade: innanzitutto, “bisogna andare a Berna e chiedere condizioni particolari”; ci vuole inoltre reciprocità per i servizi finanziari: “Le banche italiane possono venire in Svizzera ma non viceversa, se non a certe condizioni”.

Secondo Mauro Baranzini, la perequazione finanziaria intercantonale, così come calcolata, rappresenta pure un problema: “Il canton Vallese l’anno prossimo riceverà 780 milioni di franchi, il Ticino 44 milioni. È una differenza che non è spiegabile, soprattutto perché il Ticino è la regione Svizzera con il reddito più basso in questo momento”.

Ma non è tutto. Per Baranzini bisogna anche andare a Berna e battere i pugni per recuperare quei 5'000 posti di lavoro andati persi con la partenza delle ex regie federali. “Abbiamo avuto il Tribunale penale federale, ma dobbiamo cercare di ottenere di più. Perché non spostare la FINMA (l’autorità di vigilanza sui mercati finanziari, ndr.) in Ticino? Perché per esempio non creare nel cantone il terzo politecnico federale?”

Per quanto riguarda il mercato del lavoro, quello ticinese, ha aggiunto il prof. Baranzini, “deve avere uno statuto speciale”.

Settori strategici

Baranzini quindi ha concluso il suo intervento parlando di quei comparti che posso risultare strategici per l’economia cantonale: “Ci sono diverse piste da battere: la meccanica e l’elettronica, l’intelligenza artificiale, la farmaceutica, che deve portare la ricerca anche in Ticino e non solo a Basilea, le tecnologie dell’informazione e soprattutto la formazione nella sanità: dobbiamo formare di più i nostri medici e i nostri infermieri; si è fatto un grande passo avanti con il master in medicina all’USI, ma dobbiamo farne altri, e sono le autorità cantonali che devono prendere le cose in mano”.

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