Il caso del 57enne macedone, la cui gamba semi decomposta era stata trovata qualche tempo fa sulla montagna di Vergeletto, fa ancora discutere. Pare infatti che il bracciante lavorasse in nero presso un alpigiano della zona. Nei confronti del datore di lavoro è stato infatti aperto d'ufficio, come da prassi, un procedimento per lavoro nero. Il principale reato ipotizzato è infrazione alla legge federale sugli stranieri, al quale potrebbe aggiungersi anche l'ipotesi di usura.
Non è la prima volta che in Ticino si ha notizia di stranieri impiegati in nero in quota: un anno fa un blitz della polizia aveva interessato diversi alpeggi e capanne e due nepalesi erano stati trovati senza permesso.
Il lavoro nero - per sua natura - è difficile da identificare, conferma il direttore della Divisione dell'economia, Stefano Rizzi: "grazie al grande lavoro di rete, e alla sensibilizzazione che è stata fatta negli scorsi anni, nel 2015 abbiamo avuto un totale di circa 1'800 segnalazioni, di questi una trentina riguardavano il comparto dell'agricultura. Dopo i controlli del caso, le diverse autorità competenti sono poi intervenute con le rispettive basi legali". Da inizio anno le segnalazioni nel settore primario sono state sei su un totale di 900.
CSI/CaL
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