“Quando ho saputo che non c’era più niente da fare, ho girato a vuoto per il centro della Città. Il lago c’era ancora, il Palazzo Civico, la Piazza della Riforma, il Parco Ciani, la foce, il LAC. Vedi che non è vero, mi sono detto, mica può esserci ancora Lugano e non esserci più Marco”: sono le prime parole dell’amico Andrea Leoni. “Siamo abituati a ricordare una persona nota attraverso le testimonianze di chi l’ha conosciuta da vicino o attraverso ricordi impersonali”, ha proseguito, “ma questa volta no: Marco ha lasciato in ognuno di noi un piccolo ricordo personale, solo nostro. Ti abbiamo conosciuto tutti e da giorni sentiamo il bisogno di restituirti qualcosa”.
Leoni ricorda il Borradori uomo, la cui gentilezza era come un profumo, la cui generosità era la virtù principale e che regalava attenzione, facendo sembrare l’interlocutore il centro dei suoi interessi. Il tempo, ha affermato Leoni, è ciò che di più prezioso si può donare, e Borradori ne ha donato tanto.
Gli ultimi mesi di vita “sono stati quelli di un uomo ferito” dalla vicenda dell’ex Macello e questa non è stata solo un’altra battaglia politica, ha poi ricordato Leoni. “Marco avvertiva come un’ingiustizia che gli fosse negata la buona fede”. “Non te lo meritavi”, ha detto, raccogliendo applausi.