Il Tribunale penale federale di Bellinzona ha dato il via libera alla trasmissione agli inquirenti italiani di documenti bancari concernenti il figlio del presunto capo di un rete di contrabbando d’oro che operava tra la Svizzera e l’Italia. L'interessato si era opposto alla rogatoria presentata nel 2013 dalla procura di Arezzo.
Il padre, cittadino svizzero, è accusato di associazione a delinquere e riciclaggio. Le autorità italiane lo accusano di aver importato illegalmente in Svizzera il metallo prezioso usando automobili munite di doppi fondi. L’inchiesta ha portato a partire dal 2012 al sequestro di svariati chilogrammi d’oro, si presume di provenienza delittuosa, e in particolare, il 10 ottobre di tre anni fa, al sequestro di 1,5 milioni di euro confezionati sottovuoto e avvolti in un giornale edito in Ticino.
Un volta giunto al di qua della frontiera sarebbero stati prodotti documenti fasulli per attestarne la legittima provenienza e il metallo sarebbe stato trasformato in oro da investimento. Fra gli indagati risultano anche persone residenti in Ticino.
ludoC