Il gruppo incaricato di trovare un'applicazione all'iniziativa popolare "Salviamo il lavoro in Ticino" si è riunito giovedì a Bellinzona per proseguire nei colloqui che dovrebbero portare a una proposta da sottoporre al Consiglio di Stato entro l'estate. "Abbiamo raggiunto una certa convergenza sulla maggior parte degli articoli della Legge sui salari minimi anche se rimane aperto l'articolo che prevede quale dev'essere il livello di salario minimo; nel mese di marzo le parti porteranno delle proposte concrete in tal senso", ha spiegato ai microfoni della RSI Christian Vitta.
La via scelta dal gruppo di lavoro è un'alternativa a quella indicata nell'iniziativa: un salario unico (compreso fra i 2'800 e i 3'500 franchi) e non differenziato in base a mansione e settore economico. Trovare un accordo sull'ammontare di questo stipendio minimo unico non sarà semplice, ma nell'incontro odierno è stato possibile - come spiega il ricercatore dell'Istituto di ricerche economiche Moreno Baruffini - farsi un'idea dell'impatto dell'introduzione del salario minimo sulla percentuale di lavoratori toccati: "L'impatto sui lavoratori andrebbe da un 10% della manodopera fino a un 16-18%". Con un salario minimo unico aumenterebbe quindi l'ammontare totale dei salari versati, cui corrisponderebbe però un'erosione di posti di lavoro, soprattutto in settori a basso valore aggiunto; settori nei quali sono maggiormente presenti i lavoratori frontalieri.
CSI/CaL
Dal Quotidiano: