Ticino e Grigioni

Piante e insetti traviati da un gennaio primaverile

Le alte temperature di questi giorni rischiano di rimettere, anticipatamente, in moto la natura - Il problema sono le gelate dietro l’angolo - Il parere di vivaista ed entomologa

  • 29 gennaio, 05:55
  • 29 gennaio, 07:04

SEIDISERA del 28.01.2024 Il servizio di Christian Gilardoni

RSI Ticino e Grigioni 28.01.2024, 17:38

  • Keystone
Di: SEIDISERA/RSI Info

Ormai fa freddo solo sulla carta. La settimana che ci sta portando ai giorni della merla, quelli tradizionalmente più freddi dell’anno, ha regalato temperature anche di 20 gradi. Una primavera a gennaio che può essere gradita a qualcuno, ma rischia di spiazzare piante e insetti. “Le rose stanno già iniziando a mettere le prime gemme”, dice a Seidisera Anita Negretti, vivaista della Caminada sementi. “Il problema è che, se nelle prossime notti dovesse gelare, c’è il rischio che i germogli brucino”.

Spiazzate da questo anomalo inverno sono anche le piante che normalmente troviamo in fioritura tra dicembre e febbraio. “Invece questo caldo - nota Negretti - fa sì che i boccioli non riescano ad aprirsi, muoiono prima dell’apertura”. Le piante in vaso sembrano soffrire di più, ma anche per quelle in terra il periodo è nefasto. “Anche i fiori delle magnolie cominciano ad aprirsi e alla prima gelata vengono bruciati”.

Dal momento che queste anomalie termiche rischiano di diventare una consuetudine, non è il caso - chiediamo alla vivaista - di ripensare quali piante tenere in giardino? Il fatto, risponde Negretti, “è che se cerco delle specie che d’inverno non producono boccioli, il problema poi si pone esattamente all’opposto d’estate, con le temperature sempre più alte. La scelta di piante mediterranee implica inoltre che durante l’inverno dovrò bagnarle molto di più”.

Tra tanti guai c’è chi festeggia: i parassiti. “Di regola il gelo riesce a riequilibrare la comparsa e la scomparsa di cocciniglie, afidi e altre specie che noi troviamo sulle piante. Questi insetti negli inverni di 20-30 anni fa venivano eliminati nella misura del 50-70%. Adesso che succede? In autunno questi insetti producono le loro uova e poi l’esemplare adulto invece di morire riesce addirittura a svernare grazie ai primi caldi. Di conseguenza c’è il rischio di avere una popolazione più numerosa di parassiti rispetto al passato”.

Gli insetti pensano che sia arrivata la primavera

Lucia Pollini, entomologa del Museo di storia naturale di Lugano

Anche tra gli insetti però c’è chi tornerebbe volentieri ai tradizionali rigori di gennaio. Le api, ad esempio. “Al vivaio, dove ancora non c’è una grandissima fioritura, incominciano ad arrivare le prime. Capita di trovarle la sera praticamente morte, perché non riescono a rientrare nei loro rifugi”. Che il freddo possa creare, in generale, problemi agli insetti è confermato da Lucia Pollini, entomologa del Museo cantonale di storia naturale di Lugano. “La maggior parte di loro passa l’inverno come larva o pupa. Ci sono poi alcuni insetti che entrano in una sorta di letargo”. Con le temperature attuali, spiega la studiosa, “gli insetti pensano che sia arrivata la primavera ed escono. Poi però non trovano cibo, perché primavera non è. Il problema è che spostarsi richiede energia e gli insetti utilizzano, troppo presto, le loro riserve. Questo può creare dei problemi”.

Che impatto possa avere questo soleggiato inverno sul numero degli insetti è arduo stabilirlo. “Per monitorare il fenomeno con degli studi scientifici ci vuole tempo, quindi ora è un po’ difficile dirlo - afferma Pollini -. A mio modo di vedere per alcuni insetti ci potranno essere dei problemi, mentre per altri, penso alle specie alloctone invasive che sono spesso le più resistenti, la vita potrebbe risultare più facile”.

Torniamo, in conclusione, agli insetti ronzanti. “Bombi, vespe e calabroni passano l’inverno come regine fecondate in letargo per poi fondare una nuova colonia in primavera. I primi ad uscire sono i bombi, le cui regine se cominciano a creare il nido e poi non trovano cibo, rischiano di perdere tutta la covate e non sopravvivere neanche loro. Per le api mellifere, che vivono nelle arnie con una colonia che dura più anni, la situazione è diversa”. Ma, forse, non è dolce neppure per loro.

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