Ticino e Grigioni

Ragni, la donna che smonta la tela della paura

La psicosi del ragno violino si è diffusa anche in Ticino, risvegliando ancestrali timori - Ma un’esperta invita alla cautela e a riflettere sull’utilità di questi animali

  • 20 agosto, 05:32
  • 20 agosto, 15:53
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Psicosi del ragno violino, l’esperta invita alla cautela e a riflettere sull’utilità di questi animali

RSI Info 19.08.2024, 18:50

  • RSI
Di: Stefano Pianca/Marco Soldati (videomaker) 

“Troppo facilmente si dà la colpa ai ragni”, dice Françoise Ansermet, coaching che in Ticino propone esperienze di desensibilizzazione per la fobia di aracnidi e serpenti. La notizia del morso letale in Italia - un giovane di 23 anni morto negli scorsi giorni al Policlinico di Bari un mese dopo essere stato morsicato da un ragno violino (Loxosceles rufescens) a Collepasso, nel Salento - sfonda anche da noi una porta aperta: i più hanno paura dei ragni, ne provano ribrezzo e, quando l’incontro avviene tra le mura domestiche, reagiscono spesso di ciabatta. Facendo questo non sanno di eliminare un protagonista della nostra biodiversità, perché “senza i ragni saremmo sommersi dagli insetti”, dice Ansermet. E il primo pensiero dovrebbe correre alle zanzare.

Ragno violino in Ticino? “Finora nessun avvistamento”

“Il ragno violino (nome scientifico Loxosceles rufescens) finora, a nostra conoscenza, non è mai stato avvistato in Ticino”, dice Bärbel Koch che al Museo cantonale di storia naturale di Lugano è curatrice della sezione invertebrati. In Svizzera, la specie è stata segnalata un’unica volta in una casa a Reinach nel Cantone Argovia, nel 2007, introdotta con materiale proveniente dal Portogallo.

“Poiché l’identificazione dei ragni non è semplice, ci sono specie anche da noi - continua l’esperta - che possono assomigliargli. La presenza del ragno violino è legata principalmente alle zone mediterranee e si trova in particolare sulle coste”.

Si tratta di una specie che può mordere gli esseri umani e la puntura, a differenza di quelle di altri ragni, non provoca dolore ma può causare lesioni necrotiche. Il morso può originare prurito locale moderato e arrossamento, che generalmente guarisce in breve tempo senza particolari complicazioni. Solo in casi molto rari, si verificano situazioni più gravi con lesioni, che possono metterci anche mesi a guarire.

In Ticino si nota invece un aumento della falsa licosa (nome scientifico Zoropsis spinimana, chiamata anche ragno Nosferatu), che a dispetto dell’appellativo vampiresco è specie tutto sommato dal veleno poco pericoloso. “Fa parte dei neozoi (organismi esotici introdotti dall’uomo, ndr) e può raggiungere dimensioni non indifferenti (4-5 cm considerando anche le zampe). Molte persone pensano che sia una specie nuova, ma nel nostro cantone è già ben diffusa e presente da almeno 26 anni”.

Animali, come ricordato, tra i più odiati, i ragni non sfuggono alle minacce che toccano molte specie viventi. “Proprio perché sono un gruppo poco studiato, a differenza di altri invertebrati, ad esempio farfalle diurne o libellule, non esiste ancora una lista dei ragni minacciati. Ma come tutti gli animali che vivono negli habitat più sensibili (dai prati secchi alle paludi o in zone golenali), anche i ragni risentono senza dubbio dei cambiamenti in atto”, conclude la biologa.

Vincere l’atavico terrore

Da anni Françoise Ansermet è impegnata nelle scuole, e anche con i corsi estivi che si tengono questa settimana, a far conoscere i ragni ai più piccoli. Agli adulti, invece, propone “esperienze di desensibilizzazione“ per aiutarli a non subire l’aracnofobia (ma anche l’ofidiofobia, la paura dei serpenti). Non è per nulla facile smontare questa tela, che si è formata nei secoli come fattore culturale poi rafforzato nel ‘900 da un certo fortunato filone horror.

Ciò che soprattutto la indispettisce è come la cronaca racconti i ragni. Nel caso del giovane morto nel Salento, nota l’aracnofila, “non si è visto l’animale mordere. Non c’è quindi una certezza assoluta su cosa sia successo. Può essere stato certo un ragno violino, ma nessuno lo ha visto, soprattutto il giovane che poi ha proseguito a lavorare”. Dopodiché la situazione è precipitata nel giro di un mese, quando i tessuti attorno al morso sulla gamba si sono necrotizzati. “Una brutta infezione che lo ha portato alla morte. Ma l’animale - insiste Ansermet - non è stato visto e io trovo che si dia troppo facilmente la colpa ai ragni. Per qualsiasi cosa di brutto accade la notte mentre dormiamo, è un ragno che mi ha morso. Non è invece così”.

A volte, soprattutto in questi giorni dopo il fatto di cronaca che ha colpito l’immaginario collettivo, le sembra di smontare una “tela di Penelope”. Ma non demorde nella sua missione di mostrare questi animali ad otto zampe sotto una luce diversa, innanzitutto non mostri: “Cerco sempre di raffigurarli in un’altra dimensione. Non quella del brutto ragno che passeggia sotto il divano, ma evidenziando l’utilità e la bellezza di questi esseri viventi. Ci sono ragni magnifici e, tra l’altro, uno è il famoso Nosferatu, chiamato così forse per far più impressione alla gente. Io preferisco definirlo Zoropsis o ragno alieno, perché quello mi ricorda la figura che ha sul corpo”.

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Notiziario

Notiziario 17.08.2024, 17:00

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