L'annuncio di venerdì della Confederazione sui previsti ritardi nelle forniture di vaccini, soprattutto da parte di Moderna, ha suscitato non poche inquietudini tra i cantoni. Secondo quanto annunciato da Berna, che solo giovedì aveva invitato i cantoni a consumare le scorte in previsione di un aumento dell'approvvigionamento, in Svizzera potrebbero arrivare nei prossimi giorni solo 70'000 delle previste 350'000 dosi del vaccino Moderna. Ciò potrebbe mettere in pericolo il mantenimento delle tabelle di marcia cantonali per le campagne di vaccinazione.
L'Ufficio federale di sanità pubblica, ha frattanto dichiarato che si tratta di un ritardo "irritante" e ha precisato che le 280'000 dosi mancanti dovrebbero arrivare nel corso della prossima settimana, sottolineando che "ci sono ancora centinaia di migliaia di dosi inutilizzate in Svizzera".
In Ticino il ritardo delle forniture di Moderna non dovrebbe avere conseguenze immediate sull'organizzazione della somministrazione dei medicamenti anti Covid-19. Pare infatti che le dosi "mancanti" dovrebbero arrivare giovedì prossimo.
Tuttavia a livello politico sono arrivate le prime critiche. Il canton Berna, ieri, sabato, ha espresso “delusione” per la promessa di consegna non mantenuta e ha chiesto alla Confederazione di affidare la gestione delle forniture a degli specialisti. In Ticino il presidente del Consiglio di Stato Norman Gobbi ha dichiarato che “i cantoni si organizzano e sono pronti, la Berna federale non fornisce”. Il consigliere di Stato, sui social, sottolinea che la Berna federale continua chiedere ai cantoni di aumentare le vaccinazioni, ma poi non è in grado di garantirne gli approvvigionamenti.
Un cambio di passo nella campagnia vaccinale è auspicato anche dal presidente della Conferenza dei governi cantonali. Intervistato dalla SonntagsZeitung, il consigliere di Stato grigionese Christian Rathgeb chiede ulteriori allentamenti. A esortare alla cautela, invece, il responsabile della task force federale per il coronavirus. Citato dallo stesso domenicale, Martin Ackermann, teme la ripartenza difficilmente controllabile dei contagi in caso di "rilassamenti".
Frattanto a livello globale è stata superata la soglia, secondo i dati pubblicati dall'università statunitense Johns Hopkins, dei 140 milioni di casi di contagio. Ieri, sabato, quella dei 3 milioni di decessi causati dalla pandemia. I Paesi maggiormente colpiti sono sempre Stati Uniti, India e Brasile.
di Stefano Wingeyer, Diego Moles, Elena Boromeo