Ad alcuni il suo nome non dirà molto, ma per gli appassionati di nuove tecnologie e Web, Richard Stallman è una sorta di icona. Un vero e proprio nerd tutto computer e libertà civili, ma anche un santone e soprattutto un passaggio obbligato se si vuole comprendere quella che viene definita “rivoluzione digitale” degli ultimi 30 anni.
Dietro al suo aspetto, a dir poco bizzarro; a quel suo presentarsi a piedi scalzi durante le conferenze che tiene in tutto il mondo; alle sue posizioni politiche da attivista per i diritti civili (strenuo sostenitore di Bernie Sanders alle presidenziali negli Stati Uniti); dietro a quel rigore, a quella ossessione, e quella pignoleria che da sempre mette a dura prova la pazienza di amici, colleghi e giornalisti, in realtà, si cela però un enfant prodige senza il quale parte delle applicazioni che esistono oggi, probabilmente, non ci sarebbero.
E’ lui, infatti, l’indiscusso padre del movimento del software libero.
Un personaggio unico, questo è Richard Stallman. Un attivista della prima ora, oltre che un esperto informatico, in visita in Svizzera lo scorso febbraio, ospite prima a Zurigo, poi a Friburgo e infine a Sierre. Nel nostro paese per tenere una serie di conferenze sui rischi informatici e sulla sicurezza digitale, invitato nel Vallese dal centro per le nuove tecnologie TechnoArk, dove la RSI lo ha incontrato.