La pandemia ha acuito e reso ancor più evidenti le criticità (invecchiamento della popolazione, sempre maggiore complessità delle esigenze di cura, elevato numero di abbandoni della professione ecc.) che in Ticino hanno determinato una insufficiente presenza di operatori residenti in Ticino nelle professioni sociosanitarie. Lo afferma il Consiglio di Stato in una nota diffusa mercoledì per annunciare di aver licenziato il messaggio riguardante il “Piano d’azione PRO SAN 2021-2024” che mira a fare in modo che in futuro non vi sia più penuria di professionisti e professioniste in tutti gli ambiti delle cure.
Professionisti della salute, personale delle case per anziani e di cucina nelle mense di istituti sono stati contagiati con maggiore frequenza dal coronavirus rispetto al resto della popolazione. È quanto conferma uno studio condotto nel canton Ginevra da ospedali e Camera di commercio in collaborazione con il Politecnico di Losanna. È stata testata, fra il 18 maggio e il 18 settembre del 2020, la presenza di anticorpi in 10'513 soggetti attivi in una trentina di professioni che, durante la prima ondata della pandemia, non avevano cessato di operare perché considerate essenziali.
Il tasso di infezione è risultato del 9,8%, non di molto superiore al 7,9% rilevato nella medesima fase sull'insieme della popolazione. Il rischio di contrarre il virus non era dunque di molto più elevato, se non in pochi ambiti soprattutto sociosanitari: in casa anziani si arriva al 12,1%, con punte al 30% in alcuni istituti.
Sono stati diffusi i nuovi dati svizzeri e relativi al Ticino e ai Grigioni: nella Confederazione l'UFSP ha contabilizzato 541 nuovi casi, 32 ospedalizzazioni e 7 decessi. In territorio retico sono 15 i nuovi contagi nelle ultime 24 ore. Non si registrano decessi, ma aumenta di due unità il numero di pazienti in ospedale. In Ticino non si verificano morti da due settimane, le nuove infezioni sono 11 e i pazienti in ospedale restano due.
di Stefano Pongan e Diego Moles