Cantante, musicista, autrice, Malika Ayane è uno dei nomi emergenti della scena autorale italiana. Dei padrini d'eccezione: Caterina Caselli, Gino Paoli, Paolo Conte (proprio l'acuto sguardo di Conte ha definito il colore della sua voce un "arancione scuro che sa di spezia amara e rara"), delle collaborazioni di qualità che vanno da Pacifico a Cesare Cremonini, da Tricarico a Boosta dei Subsonica, senza dimenticare Paolo Virzì (per il regista livornese realizzò una cover de "La prima cosa bella", la canzone che Nicola di Bari portò al successo nei primi anni '70), premi e riconoscimenti di varia natura, un popolo di seguaci e ammiratori che non smette di crescere.
Non ancora trentenne, milanese, padre marocchino e madre italiana, la breve ma già cospicua biografia di Malika parla di una parabola artistica che inizia molto presto: a undici anni era infatti parte del coro di voci bianche del Teatro alla Scala di Milano. Un talento precoce che, associato a una sana curiosità per le più diverse espressioni musicali, la porta a sperimentare in vari ambiti il blues e il jazz, il canto gospel e la musica elettronica. La svolta arriva nel 2007, quando firma un contratto con la casa discografica Sugar di Caterina Caselli e pubblica un disco d'esordio che le vale il riconoscimento pressoché unanime di pubblico e critica.
Da allora la sua carriera ha preso letteralmente il volo, culminando (Sanremo a parte) in una serie di concerti, canzoni e dischi che parlano anzitutto di un desiderio di rompere lo schema consolidato che, in Italia ma non solo, separa la musica di consumo dalla canzone d’autore, o il dogma della tradizione dalla cultura indie (basterebbe, su tutti, ricordare l’inedito di Sergio Endrigo, “The morns are meeker than they were”, composta da Endrigo a partire da una poesia di Emily Dickinson, gesto apparentemente inaudito per un’interprete cresciuta in un’epoca di talent come la nostra). Ospite di un ciclo di “Anime salve”, Malika Ayane ci ha raccontato di sé attraverso le canzoni che ha amato, quelle che hanno educato e forse indirizzato il suo ascolto nel corso degli anni, ma anche quelle che, quasi inevitabilmente, si è poi ritrovata a incidere su disco.
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