Silenzi Soffiati

Da lunedì 24 gennaio a venerdì 04 marzo 2022

Regia Flavio Stroppini
Con Tommaso Giacopini
Editing, sonorizzazione e presa del suono Thomas Chiesa
Produzione Francesca Giorzi

Caro Orelli, la facilità è pessima consigliera:

dico per me, che non so connettere

due o tre molle, quel certo numero di rotelle e i famosi rubini,

da congegnare un qualchecosa di equilibrato e leggero

che non sbilanci i suoi cauti sugheri, da susurrare non più che un lene

brusio esegetico innanzi a questa collezione

di silenzî soffiati - come si dice: vetri soffiati.

Dalla prefazione di Gianfranco Contini

La poesia di Giorgio Orelli è contraddistinta da una continua ricerca della musicalità. Una poesia costruita sul ritmo, su concatenazioni di suoni interni, che creano come un sottofondo sonoro che fa vivere un altro piano ancora all’esperienza del lettore. È da questa considerazione che è nata l’idea di proporre un nuovo contenuto, una sperimentazione rispettosa del lavoro di Orelli: sonorizzarne delle poesie. Ma quali? Se l’opera si distingue per la sua musicalità che senso ha cercare di trasporla in suoni? In verità nessuno. Ma prima di abbandonare l’idea ho ricordato la prima opera del poeta: “Né bianco né viola” (scritta nel 1939/1944, con prefazione di Gianfranco Contini. Esordio che vinse il premio Lugano). 30 poesie, brevi, secche, quasi ermetiche; di cui solo sei sopravvissero passando ne "L'ora del tempo” del 1962. Le altre furono quasi dimenticate.

Il progetto “Silenzi soffiati” è da una parte l’illuminare di nuovo la prima pubblicazione del poeta e dall’altra inserire “musicalità” in un’opera non ancora completamente “a fuoco”. Mi sono immaginato di entrare nei pensieri del poeta e di ascoltare “il costruirsi delle poesie”. Faticosi rosari di parole, da agganciare l’una all’altra, ripetizioni, inciampi e il rimanere impigliati per un po’ su un verso, per poi riprendere con lena la strada verso la fine della composizione. È così che è nato “Silenzi soffiati”, cresciuto poi in studio con l’interpretazione (o meglio le interpretazioni) di Tommaso Giacopini e l’affettuosa cura di Thomas Chiesa.

Da ascoltare in cuffia, per godersi la tridimensionalità della registrazione binaurale.