Strange Fruit, strano frutto, è una canzone diventata con il tempo un simbolo della lotta contro il razzismo. Portata al successo dalla cantante jazz statunitense Billie Holiday, che la eseguì per la prima volta nel nightclub Café Society di New York nel 1939; parla degli strani frutti che danno gli alberi nel sud degli Stati Uniti. Corpi neri che dondolano dai rami, spargendo sangue sulle foglie e sulle radici. Il brano, poco suonato negli anni sia per la difficoltà nel confrontarsi con una gigante come Bille Holliday, sia per il testo crudo e difficile, di recente è tornato in auge grazie all’omonimo film, candidato agli Oscar 2021, in un’epoca di grande tumulto sulle mai risolte questioni razziali americane. Ne parliamo con Luciano Federighi, critico musicale, esperto di soul e di jazz vocale.
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