Filosofia

Filosofia e eredità di Don Chisciotte

Con Sergio Givone, di Antonio Ria

  • 26.04.2016, 13:35
iStockDon Chisciotte, Madrid, Miguel De Cervantes, Città, Composizione orizzontale

Statua di Don Chisciotte e Sancio Panza a Madrid

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GERONIMO Filosofia
Martedì 26 aprile 2016 alle 11:35
Sabato 30 aprile alle 09:00

21:50

Filosofia e eredità di Don Chisciotte

Filosofia 26.04.2016, 13:35

Il “Don Chisciotte della Mancia resta uno dei capisaldi della letteratura mondiale, un “romanzo-mondo” che, a quattrocento anni dalla morte del suo autore Miguel Cervantes, ha lasciato un’eredità in tutta la letteratura. Basti pensare all’opera di Dostoevskij, per esempio al principe Myskin de “L’idiota”; oppure al sentimento tragico del nostro Giacomo Leopardi; o a Unamuno e al suo capolavoro “La vita di Don Chisciotte e Sancio Panza”. All’inverso, non si deve dimenticare l’influenza di Erasmo su Cervantes e sul “Don Chisciotte”. Un personaggio dunque che ha molto influenzato la letteratura, ma che è anche diventato uno dei miti dell’individuo moderno, quasi il prototipo di chi affronta ogni giorno una nuova battaglia, pur sapendo di perderla, e che non ha paura di confrontarsi con l’impossibile. Tra eredità letteraria e influenza nella costruzione dell’individuo moderno, la trasmissione cerca di approfondire la filosofia che è alla base di questo romanzo. E che emerge nel dialogo con Sergio Givone, filosofo dell’Università di Firenze e anche scrittore di narrativa, che in trasmissione analizza la profondità della visione del mondo di Cervantes, per penetrare nella filosofia di questo intramontabile e sempre attuale romanzo. Esso infatti nasconde e interpreta verità profonde sulla condizione dell’essere umano, per esempio di fronte al dolore o di fronte al destino; o di fronte alle ossessioni e alle paure che abitano la mente non solo di Don Chisciotte, ma anche dell’uomo moderno.

APPROFONDIMENTI BIBLIOGRAFICI

Per approfondire quanto è emerso dal colloquio col filosofo e scrittore Sergio Givone, si suggerisce prima di tutto di leggere o rileggere – a quattrocento anni dalla morte di Cervantes – proprio il suo capolavoro, questo straordinario e sempre vivo e attuale Don Chisciotte della Mancia. In esso a volte ci si identifica: o nel protagonista, o nel suo scudiero Sancho Panza o anche nei molti mulini a vento.

Sempre utile è poi il volume di György Lukács Teoria del romanzo che nella seconda parte dedica un ampio saggio all’idealismo astratto di Don Chisciotte. Lo si può trovare nell’edizione italiana curata da Giuseppe Raciti per SE.

Sempre valido il libro del grande scrittore russo Ivan Turgenev intitolato Amleto e Don Chisciotte, che si può leggere nella traduzione italiana di Mario Alessandro Curletto, che lo ha curato per l’editore “il melangolo” di Genova. Come è venuto in mente a Turgenev di associare i due personaggi più famosi di Shakespeare e di Cervantes? Forse la data della morte dei due autori: per Cervantes il 22 aprile 1616 e per Shakespeare il 23 aprile dello stesso anno. Ma soprattutto perché entrambi questi personaggi sono “moderni”, disegnati con mano moderna e, ancor prima, da una mente moderna. Basta una sola frase di questo prezioso libretto: «I Don Chisciotte scoprono, inventano; gli Amleto elaborano». In fondo ciascun uomo assomiglia più all’uno o più all’altro. Ancora Turgenev: «Cos’è difatti la vita, se non l’eterna riconciliazione e l’eterna lotta tra due princìpi che si separano e si riuniscono in continuazione?». Ecco dunque una conclusione davvero “filosofica”.

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