Socrate
Filosofia

La filosofia a processo

di Letizia Bolzani

  • iStock
  • 08.01.2019
  • 11:35
  • Scienze umane e sociali

Nel 399 avanti Cristo, la città di Atene, che tante pagine illuminate aveva già regalato alla storia, ne scrisse una oscura, destinata a lasciare un’indelebile macchia sulla sua immagine: uno dei suoi più autorevoli cittadini, un filosofo di settant’anni di nome Socrate, venne processato, condannato a morte, incarcerato e costretto a bere una tazza di veleno. Ma con la sua morte, avvenuta tra allievi e amici in lacrime e impotenti, non si chiuse la bocca alla filosofia, non s’impedì al “tafano”, com’era soprannominato, di continuare a pungere l’intelligenza assopita dei contemporanei e dei posteri. Le “punture” continuarono grazie agli scritti di Platone: era nata la filosofia. Sarebbe stato lo stesso se Socrate non avesse fatto quella drammatica fine? E perché Atene decise di metterlo a processo? Solitamente si parla di processo politico, per colpire delle presunte simpatie oligarchiche del filosofo. Ma forse fu qualcosa di molto più profondo e complesso, come ci mostra una brillante, interessante rilettura di quel celebre processo: "Processo a Socrate" (Laterza), di Mauro Bonazzi, docente di filosofia antica all’Università di Utrecht e all’Università degli Studi di Milano, che sarà con noi in questa puntata.

Correlati