Storia

"Il fiero pasto. L’antropofagia nel Medioevo"

di Brigitte Schwarz

  • 25.04.2016, 13:35
Racconto di Ugolino, Giavanni Stradano, 1587

Racconto di Ugolino, Giavanni Stradano, Canto 33

  • Wikipedia

GERONIMO Storia
Lunedì 25 aprile 2016 alle 11:35
Replica domenica 1. maggio alle 08:35

I versi dal XXXIII esimo Canto dell’Inferno in apertura della nostra trasmissione che narrano la vicenda del conte Ugolino della Gherardesca rinchiuso senza viveri nella torre dei Gualandi insieme ai figli. Secondo la leggenda, vedendo i propri cari spegnersi tra gli stenti il conte cedendo ai morsi della fame si sarebbe nutrito della loro carne. "Poscia, più che 'l dolor poté 'l digiuno": le parole di Ugolino interpretate da alcuni esegeti come la prova di un atto di antropofagia lo hanno fatto passare alla storia come il conte cannibale spesso rappresentato mentre si morde le mani ("ambo le man per lo dolor mi morsi"). Studi più recenti hanno invece portato gli esperti a ritenere che il Conte sia morto per una fame opprimente. Con questo celebre e controverso episodio si apre il libro di Angelica Aurora Montanari intitolato dantescamente “Il fiero pasto. Antropofagie medievali” pubblicato recentemente dalla casa editrice Il Mulino. In oltre 200 pagine la giovane medievista affronta un fenomeno oscuro ed inquietante al quale, ad eccezione dei lavori sul corpo di Jacques Le Goff e Jean-Claude Schmitt, è stata dedicata sinora scarsa attenzione dalla storiografia: il cannibalismo nell’Occidente medievale, forma estrema di tanatoprassi attestata nelle rappresentazioni letterarie dalla Divina Commedia al teatro Barocco, da Rabelais a Defoe, di cui si trovano tracce in documenti d’archivio, cronache cittadine, testi agiografici, teologici e medici e nelle fonti iconografiche. Analizzando questa ricca documentazione l’autrice propone un lungo viaggio nella storia dai primi secoli del Cristianesimo fino all’età moderna, un viaggio che ripercorriamo nella trasmissione di oggi.

Ti potrebbe interessare